PERUGIA - In un momento critico come quello attuale scioperare è difficile per tutti i lavoratori. Ma diventa ancora più difficile farlo non per un interesse diretto e personale, ma per solidarietà nei confronti di colleghi e compagni che si trovano in difficoltà. Questo però è quello che è successo oggi, 14 gennaio, alla Trafomec di Tavernelle, azienda metalmeccanica che produce trasformatori, a una trentina di chilometri da Perugia. Circa 90 dei 100 lavoratori “sopravvissuti” alle complesse vicissitudini societarie dell’azienda sono infatti scesi in sciopero per manifestare insieme ai 60 ex colleghi rimasti fuori dopo l’ultima ristrutturazione.

Si sono ritrovati insieme, davanti ai cancelli della fabbrica, a chiedere il rispetto degli accordi, per tutti, in particolare per chi il lavoro non lo ha più. La vecchia proprietà, Trafo Italia, aveva infatti siglato un’intesa con le organizzazioni sindacali che prevedeva il mantenimento di un sito produttivo (quello di Tavernelle appunto) e la chiusura degli altri due (uno ancora a Tavernelle e l’altro a Fabro, in provincia di Terni).

Un accordo doloroso, che ha comportato una forte perdita occupazionale, ma necessario per garantire la sopravvivenza dell’attività produttiva, con l’obiettivo di recuperare nel tempo anche l’occupazione. Poi però sono arrivate le complicazioni. Trafo Italia, che aveva sottoscritto gli accordi, è scivolata inesorabilmente verso il fallimento, e una nuova società, Trafomec Europe le è subentrata, ma senza farsi carico, ad oggi, di quanto previsto negli accordi stessi: ovvero la riassunzione dei 120 lavoratori (come detto siamo fermi a 100) e il pagamento degli 8mila euro promessi ai lavoratori messi in mobilità, oltre a tutte le altre spettanze (tfr, ferie, preavviso di licenziamento, tredicesima, etc.).

“Anche un accordo sottoscritto dalle parti di fronte alla Regione, non viene rispettato – commenta Cristiano Alunni, segretario generale della Fiom Cgil – un fatto per noi inaccettabile che pone in una situazione di gravissima difficoltà decine di famiglie in un territorio fortemente impoverito dalla crisi e nel quale non esistono alternative occupazionali”. Con lo sciopero di oggi, 14 gennaio, sindacati e lavoratori sono comunque riusciti ad ottenere almeno una nuova convocazione del tavolo in Regione, per mercoledì 21 gennaio, per richiamare l’azienda alle sue responsabilità. Ma il tempo stringe, perché la situazione in cui versano lavoratrici e lavoratori è sempre più critica.

Emblematico il caso di Leonardo Guazzeroni, operaio Trafomec tra i “fortunati” rientrati al lavoro con la nuova proprietà, ma compagno di una lavoratrice che invece ha perso il posto. “Ci siamo ritrovati all’improvviso dal vivere una condizione di relativo benessere con stipendi discreti, intorno ai 2600 euro al mese in due, ad essere ora poco al di sopra della soglia di povertà”, spiega Guazzeroni. Chi è rimasto al lavoro, come lui, ha infatti accettato di decurtarsi lo stipendio di circa il 30%, mentre chi è rimasto fuori non ha potuto fare affidamento, come previsto, su tutte le spettanze che avrebbero rappresentato quantomeno una boccata di ossigeno nel breve periodo. “Ora ci ritroviamo con il mio stipendio da 1200 euro, la mia compagna e nostra figlia disoccupate e una grandissima difficoltà nel trovare alternative, perché il territorio non offre nulla”. (Fab.Ri)