La Fiom chiede “di fare chiarezza sulla trattativa Stx France e Fincantieri. Mentre la Francia parla con una voce sola, troppe sono le voci dissonanti nel nostro campo". Così Fabrizio Potetti, responsabile Fiom Cgil per Fincantieri, che prosegue: "Da un lato infatti la proposta francese su Fincantieri al 50% in Stx, allargando però l’alleanza alle attività militari, dall’altra il governo italiano che dopo la Libia si è svegliato e oggi è fermo sulla volontà di acquisire la maggioranza, mentre Renzi lo sconfessa e altri iniziano ad aprire genericamente ad alleanze paritetiche con la Francia”.

Dall’incontro di ieri, 1 agosto, a Roma, tra rappresentanti del governo italiano e dell’esecutivo francese, è uscita la conferma che Francia e Italia restano distanti. Parigi – ricordiamo – ha nazionalizzato temporaneamente i cantieri Stx di Saint-Nazare, in precedenza acquistati per il 66% da Fincantieri dopo il fallimento del proprietario coreano e col benestare del governo francese allora in carica. L’Italia chiede che Fincantieri abbia almeno il 51% del pacchetto azionario di Stx. Ma la Francia non vuole scendere sotto il 50%. L’incontro romano è durato poco più di mezzora. Le parti si sono lasciate dandosi tempo fino al vertice bilaterale di Tolosa in programma per il 27 settembre, quando Paolo Gentiloni ed Emmanuel Macron dovranno trovare una soluzione.

“La partita a questo punto è molto più ampia – commenta Potetti – e affrontarla così, in questa condizione di ambiguità, lascia spazi alle incursioni francesi in un settore strategico. Se l’idea che sta passando - lasciando il cerino al presidente Gentiloni nel bilaterale di settembre - è quella di procedere a un'integrazione dell’industria della difesa europea, partendo dal navale (includendo anche il civile in questo caso), non c’è solo un problema di governance ma di riflessi industriali e occupazionali e non solo in Fincantieri”.

Per non ripetere gli errori del passato in altre operazioni simili, la Fiom chiede che “accanto alla soluzione sulle quote societarie” si definiscano “anche gli investimenti che il Paese deve sostenere. In particolare si devono programmare investimenti importanti in ricerca e sviluppo e nei cantieri italiani per renderli efficienti e moderni, all’altezza della sfida che si vuole intraprendere”.

Prosegue Potetti: “Grazie soprattutto all'enorme professionalità, capacità e sacrifici fatti dalle lavoratrici e dai lavoratori italiani, malgrado bacini piccoli e inadeguati, impianti e macchinari risalenti agli anni 70/80 e una filiera industriale fatta di una quantità enorme di appalti e subappalti, si è riusciti comunque a competere con successo a livello globale, facendo diventare Fincantieri leader mondiale in molti settori della cantieristica navale”.

“Professionalità – ricorda il dirigente sindacale – che tutto il mondo ci invidia e che hanno saputo divenire fattore di successo malgrado i pesanti limiti imposti dalla carenza di investimenti nelle infrastrutture. Uscire quindi dall’ambiguità e assumere le scelte opportune ponendosi nella condizione migliore per andare avanti con l’alleanza oppure lasciare i francesi al loro destino è non solo strategico per il Paese ma un dovere nei confronti dei lavoratori”.