Arriverà in Cdm giovedì 4 ottobre la bozza del decreto legge di 'semplificazione amministrativa a favore dei cittadini e delle imprese', anche noto come 'semplificazioni bis'. La bozza contiene norme che vanno dalla 'Semplificazione di adempimenti formali in materia di sicurezza sul lavoro', alle 'Infrastrutture, beni culturali ed edilizia' fino alla privacy e all'ambiente.

E in materia di sicurezza sul lavoro, nei giorni scorsi, i deputati democratici Antonio Boccuzzi e Cesare Damiano, componenti della commissione Lavoro, hanno lanciato un allarme: nel decreto sarebbe infatti contenute “proposte di modifica peggiorative, rappresentate da semplificazioni che porterebbero alla riduzione di molti controlli in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

“Nel corso di questa legislatura – scrivono Damiano e Boccuzzi in una nota - numerosi sono stati gli attacchi alle norme esistenti. Abbiamo tentato di arginare dapprima le modifiche proposte dall'allora governo Berlusconi e dal ministro del lavoro Sacconi e, da ultimo, quelle contenute nel decreto semplificazioni proposto dal governo Monti”.

“Semplificare si può – proseguono ancora i due deputati - ma intervenendo sulle procedure e non negando i rischi. Non si possono ridurre i controlli in funzione del numero dei lavoratori. In molti casi, aziende con meno di dieci dipendenti sono ad alto rischio chimico, biologico o di incendio-esplosione e sono perciò più pericolose di aziende di maggiori dimensioni. Alcune forme di semplificazione possono essere fatte, ma nell'assoluto rispetto della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e partendo sempre dalla effettiva valutazione del rischio presente in ogni azienda e non dal numero dei lavoratori”.

Tra i punti più controversi della bozza di decreto bis in circolazione c'è, al contrario, proprio la cancellazione di fatto del 'Documento Unico per la Valutazione Rischi', ritenuto una delle poche possibilità di controllo del sub appalto. C'è poi l'eliminazione del diritto all'informazione, delle competenze e della possibilità di intervento delle autorità di pubblica sicurezza e delle Procure della Repubblica in caso di infortuni; l'impossibilità per gli organi di vigilanza di imporre prescrizioni per i nuovi luoghi di lavoro o di ristrutturazione per quelli già esistenti; l'esenzione dell'obbligo del Dvr per le piccole aziende (fino a 50 addetti) e per quelle considerate a basso rischio; la sostituzione dell'obbligo di notifica da parte del datore di lavoro agli organi di vigilanza per l'utilizzo di sostanze altamente pericolose per i lavoratori, con una semplice dichiarazione da parte delle associazioni datoriali o da parte degli enti bilaterali; il venir meno dell'obbligo per i datori di lavoro dell'attivazione della formazione e della sorveglianza sanitaria per tutti i lavoratori quando riguarderebbe lavoratori che permarranno in azienda per non più di 50 giorni lavorativi all'anno (i lavoratori precari).

Anche la Cgil, con il segretario confederale, Fabrizio Solari, ha messo in guardia in merito ad alcune possibili norme "che se approvate vanificherebbero di fatto le più importanti acquisizioni del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro".

 

Nel merito, osserva il dirigente sindacale, “penso soprattutto all'obbligatorietà della formazione e della valutazione dei rischi nelle piccole e piccolissime imprese, alla redazione del 'Documento Unico per la Valutazione Rischi da Interferenze' e ad alcune importanti previsioni per il settore edile”. Per questi motivi Solari chiede al governo “che convochi anche le organizzazioni sindacali, che sono impegnate ogni giorno nella tutela dei lavoratori e nel dialogo con le imprese, prima di varare provvedimenti che potrebbero essere pericolosi o controproducenti”.