Il decreto correttivo sul lavoro portuale approvato lunedì 11 dicembre dal Consiglio dei ministri “è una soluzione buona”, secondo quanto detto dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Non la pensano così i sindacati, che hanno invece trovato “rafforzate le ragioni dello sciopero nazionale” di 24 ore, proclamato per oggi (venerdì 15 dicembre), di tutti i lavoratori dei porti italiani. Il provvedimento del governo, che introduce nuove modifiche al decreto legislativo 169/2016 di riforma dei porti, “non è esaustivo - affermano Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti - rispetto alle nostre rivendicazioni, peraltro coincidenti con i pareri espressi dalle competenti Commissioni di Camera e Senato, in quanto non completa e non armonizza le misure in esso contenute”.

I sindacati, in particolare, trovano “incomprensibile l’azione ostativa del ministero dell’Economia, assunta in Consiglio dei ministri, sulla possibilità di prevedere, in un quadro di politiche attive, l’accompagnamento all’esodo per i lavoratori dei porti al di là delle facoltà previste per gravi crisi aziendali”. Queste misure, invece, sono di rilevante “interesse per i lavoratori del settore portuale, che non gode dei benefici previsti dalla norma sui lavori usuranti e che pare veder riconosciute alcune delle proprie mansioni tra i lavori gravosi, con dinamiche interpretative ancora molto incerte”.

Ma c’è ancora margine per cambiare, spiegano Filt, Fit e Uiltrasporti, offrendo il proprio “contributo, nei giorni che restano all’iter parlamentare, per tentare di trovare una soluzione utile a completare il quadro normativo”. Tutto ciò con l’obiettivo di “garantire le efficienze per l’intero sistema nazionale e le tutele per i lavoratori dei porti, indispensabili, oggi più che mai, soprattutto in funzione di un contesto economico dominato dalla presenza, sempre più da protagonista, dello shipping nel segmento portuale, le cui ricadute sul lavoro non sono ancora stimabili”.