Il suo obiettivo è rendere la legislazione europea più snella e più semplice. Una “regolamentazione intelligente”, come l’ha definita il presidente della Commissione europea José Barroso. È questo il fine di Refit (Regulatory fitness and performance programme), il programma varato dalla Commissione nel dicembre 2012, di cui il 2 ottobre scorso sono stati resi noti i primi risultati e le azioni future (contenuti nella Comunicazione “Regulatory Fitness and Performance (Refit): Results and Next Steps”). Nell’ambito del programma la Commissione ha effettuato una mappatura dell’intero corpus legislativo dell’Unione, identificando “gli oneri, le incongruenze e le misure inefficaci”, ponendo attenzione a tutte le azioni capaci di produrre “significative riduzione di costo o semplificazioni”. Scopo di Refit, quindi, è snellire la legislazione (semplificando o abrogando leggi), alleggerire gli oneri amministrativi gravanti sulle imprese e facilitare l’attuazione delle normative.

Il programma Refit è avversato dalle organizzazioni dei lavoratori di tutta Europa. In una nota del dicembre scorso, la Confederazione europea dei sindacati (Ces) ha detto che con Refit “la Commissione ha fatto un passo avanti nel processo finalizzato alla deregulation dell’Europa, lo smantellamento della legislazione che tutela i diritti dei lavoratori e l’indebolimento del dialogo sociale. Questa deregolamentazione tenta anche di cambiare la nostra percezione della legge: la legislazione, infatti, è diventata sinonimo di oneri amministrativi”. La Ces sostiene, dunque, che Refit minaccia “l’autonomia delle parti sociali, la tutela della salute e sicurezza sul lavoro per i lavoratori, le informazioni e i diritti di consultazione”. Esso “rappresenta un tentativo di ridurre il ruolo dello Stato nella convinzione che le aziende possono autoregolarsi”. Allo scopo, in conclusione, ha invitato tutti i sindacati nazionali affiliati alla mobilitazione, contattando “i loro governi e cercare di influenzare le loro posizioni”.