“Alla vigilia di un probabile voto di fiducia sul disegno di legge sul mercato del lavoro, ovvero su precarietà, art. 18 e ammortizzatori sociali, la Cgil ha deciso di considerare conclusa questa fase e cambiare pagina per favorire le iniziative unitarie fino ad arrivare a un ipotetico sciopero generale unitario in autunno dai contenuti indefiniti. È stata così cancellata la decisione del precedente comitato direttivo che aveva proclamato 16 ore di sciopero, 8 ore a livello territoriale e 8 ore per lo sciopero generale, contro il ddl sul mercato del lavoro e per riaprire la questione previdenziale”. Su Il Manifesto di oggi Gianni Rinaldini, coordinatore della minoranza della Cgil critica duramente la decisione dell’ultimo comitato direttivo della confederazione. “La segreteria ha gestito quel mandato in modo tale da evitare l'apertura di un conflitto con il governo nel corso dei lavori del Senato, fino alla paradossale decisione alla vigilia dell'atto parlamentare conclusivo di mettere a disposizione le 8 ore di sciopero per le future iniziative unitarie, di cui non si conoscono i contenuti. Nel frattempo il ddl è stato ulteriormente peggiorato”.

“Per questa ragione – spiega ancora Rinaldini – come Coordinatore dell'area di minoranza ho annunciato la nostra non partecipazione al voto del direttivo perché non è accettabile che l'organizzazione venga gestita in violazione delle più elementari regole democratiche. Se queste erano le intenzioni, il gruppo dirigente aveva il dovere di esplicitarle convocando il direttivo in tempi utili per confermare o disdire lo sciopero generale della Cgil e non convocarlo alla vigilia dell'ultimo passaggio parlamentare. Questa deriva nella vita interna della Cgil è l'ultimo atto in ordine di tempo di una gestione dell'organizzazione sconosciuta nella mia lunga esperienza sindacale. Una gestione dove si sostituisce l'autoritarismo all'autorevolezza di un gruppo dirigente”.