Medici, infermieri, fisioterapisti, insegnanti, maestre d'asilo, ricercatori universitari, assistenti museali, vigili del fuoco, agenti di polizia penitenziaria, ministeriali, e così via. In tanti, stamattina hanno affollato la conferenza stampa romana indetta dai sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil per presentare la manifestazione nazionale di domani, 8 novembre, dal titolo #Pubblico6Tu, che si concluderà nel pomeriggio a Piazza del Popolo, e che vedrà intervenire sul palco, assieme ai sindacalisti, proprio dodici operatori pubblici in rappresentanza di 584 tipologie di attività.

"I lavoratori dei servizi pubblici manifesteranno tutti assieme – ha detto Rossana Dettori, segretario generale della Fp Cgil –: è un primo grande segnale nei confronti del Governo Renzi, contro la politica che sta mettendo in campo. I lavoratori pubblici sono stati colpiti da tutti gli ultimi governi e non ne possono più". La manifestazione si preannuncia davvero importante, a giudicare dai numeri snocciolati dai sindacati: oltre 600 pullman in arrivo da ogni parte d'Italia, più molti treni prenotati, ma anche aerei e navi per chi arriva dalle isole, per un totale di almeno 50.000 persone previste. E saranno presenti in segno di solidarietà anche tante delegazioni sindacali di categoria, come metalmeccanici, alimentaristi, edili, trasporti, pensionati, senza dimenticare la componente straniera, con la presidente di Epsu (la federazione europea dei sindacati dei servizi pubblici), Annelie Nordström, che salirà sul palco a portare la sua testimonianza.

E, altra novità assoluta per il settore, le dodici sigle sindacali presenti alla conferenza, sfileranno domani tutte assieme per dire no a una politica fatta solo ed esclusivamente di tagli, di assunzioni e contratti bloccati, di mobilità selvaggia, di precarizzazione spinta. Sul banco degli imputati c'è il ministro della Funzione pubblica. "Marianna Madia – ha puntato il dito Dettori – continua a ripetere che i lavoratori pubblici sono dei privilegiati, in quanto garantiti a tempo indeterminato, e che non verranno toccati dal Jobs Act. Forse dimentica che proprio lei, a giugno, ha deciso per decreto il loro demansionamento, e di certo finge di non ricordare che il loro salario è stato decurtato di circa 5.000 euro dal 2009 ad oggi, a causa del blocco dei contratti pubblici e del conseguente stop alla contrattazione integrativa. Sempre il ministro non sa, oppure omette di dire che molti operatori pubblici, ad esempio nella sanità, hanno contratti privati, e che tanti sono precari, spesso neanche pagati, come i supplenti della scuola, o come larga parte del personale dei tribunali, che non sanno che fine faranno a dicembre. Malgrado le promesse fatte dal ministro, la loro stabilizzazione non si è ancora vista, così come è una bugìa la promessa staffetta generazionale con 15.000 nuove assunzioni. Ed è rimasto sulla carta anche l'impegno di assumere tutti i vincitori di concorso, per i quali non è stato emanato neanche un decreto".

Basta bugie, dunque, denunciano i sindacati. Anche perchè non è vero, come ripete il Presidente del Consiglio, che l'Italia abbia lavoratori pubblici in eccesso e che spenda troppo per l'apparato pubblico. Cifre alla mano, documentano le diverse sigle, siamo sotto la media Ue per numeri di addetti nella P.A. per abitante (58 ogni mille abitanti, contro i 65 della Spagna, i 92 del Regno Unito e i 94 della Francia), e il costo del pubblico impiego è il 10,5% del Pil (contro l'11,5 del Regno Unito e del 13 della Francia): su 830 miliardi di spesa pubblica, solo 70 se ne vanno per il costo del lavoro di 2 milioni e mezzo di dipendenti. E di tale somma, oltre 20 miliardi servono per retribuire 168.000 dirigenti. "Nell'ultimo decennio – ha sottolineato Gianni Faverin, segretario generale della Cisl Fp – abbiamo perso 460.000 addetti nel comparto pubblico e nei prossimi quattro anni ne andranno in pensione altri 150.000, rispetto a un piano di assunzioni per 56.000 unità annunciato da Renzi". Semmai, dicono i sindacati, si spende male e si gestisce male il personale. La forza lavoro diminuisce, il contratto è fermo da cinque anni, ma il debito della pa aumenta. Come mai? "Non sarà forse per via della proliferazione delle consulenze esterne, per cui nell'ultimo anno si è speso un miliardo e 200.000 euro – si è chiesto Giovanni Torluccio, segretario generale della Uil Fpl –, così come sono in aumento le stazioni appaltanti per la gestione dei servizi. Con tutti quei soldi potremmo rinnovare il ccnl, che costa un miliardo e mezzo".

Serve una riorganizzazione, ma non quella contenuta nel progetto di riforma del Governo. "Quella è solo una ristrutturazione interna – ha ricordato Dettori –, che trasferisce molte attvità dalla periferia al centro e porterà a ulteriori tagli a prestazioni e al personale, facendo decadere ulteriormente la qualità dei servizi. Al contrario, c'è bisogno di una riforma seria, che migliori le cose, soprattutto in comparti delicati come quello della sanità, dove i tagli hanno inciso per 75 miliardi nell'ultima legislatura, di cui 31 solo nel Ssn, e siamo arrivati ormai al caso limite di medici e infermieri cui vengono negate le risorse necessarie per interventi di prima necessità come il pronto soccorso. O, ancora, il corpo dei vigili del fuoco e tutto il comparto sicurezza, che dal 2010 ad oggi ha subìto il 50% di tagli alle spese, dove si opera quotidianamente con mezzi obsoleti e strutture fatiscenti, riuscendo a svolgere un lavoro prezioso e salvando tante vite umane, di cui molti si ricordano solo dinnanzi ai grandi eventi come un'alluvione. Per non parlare della scuola, con i nostri lavoratori che, pur tra grandi difficoltà e con 140.000 unità in meno in sei anni, continuano a garantire un buon servizio a tutti i livelli ai nostri figli. Noi abbiamo presentato le nostre proposte per razionalizzare le spese e valorizzare il lavoro e i lavoratori. Ora aspettiamo di essere ascoltati".  

E quello di domani sarà solo l'inizio della mobilitazione. "Non smetteremo – avvertono i sindacati del pubblico impiego – fino a quando non compariranno nella manovra del Governo le cifre che daranno la possibilità di rinnovare tutti i contratti di settore". In assenza di risposte, "siamo convinti che bisogna arrivare allo sciopero generale entro l'anno – ha annunciato Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil –. Nel comparto della conoscenza si sono raccolte migliaia di firme per rinnovare i contratti, altre iniziative sono in cantiere. I tagli nella legge di Stabilità avranno influenza negativa, sia come salario che come diritti, ma anche nel precariato della pubblica amministrazione. Nei prossimi mesi rischiano il licenziamento migliaia di addetti, dalla scuola agli enti di ricerca, alle università, dove addirittura i due terzi del personale sono precari. Insomma, il governo sta decidendo di uccidere i precari all'interno della pa, alla faccia di chi dice che occorre ripartire dalle pubbliche amministrazioni. I lavoratori pubblici sono stanchi di essere calpestati nella loro dignità del lavoro. Perciò, quella di domani sarà una piazza di solidarietà, contro chi vuole contrapporre lavoratori a tempo indeterminato e precari, lavoratori pubblici e privati, vecchie e nuove generazioni: noi vogliamo fare l'operazione contraria".