“L’anno 2011 sarà ricordato come quello in cui molti americani ottimisti a oltranza hanno iniziato a rinunciare alla speranza”. L’attacco della riflessione del premio Nobel Robert Stiglitz su Repubblica annuncia il tono del pezzo. Il pessimismo dell’intelligenza vince sull’ottimismo della volontà. Il quadro per il 2012 è negativo da qualunque parte lo si guardi: negli Stati Uniti, dove il dramma del lavoro e della casa ha colpito duramente la società; nella vecchia Europa, dove “l’inimmaginabile – la fine dell’euro – ha iniziato a divenire una realtà possibile”; nei paesi emergenti dove si profilano all’orizzonte fosche nubi.

In realtà, dice Stiglitz, se si affrontassero davvero i problemi di domani si comincerebbe a risolvere quelli di oggi. Più investimenti per affrontare il riscaldamento globale aiuterebbero da subito la crescita, come pure una tassazione più giusta. Ma il timore è che non si faccia nulla. “Saremo già fortunati se nei prossimi 12 mesi le tensioni politiche dovute al ribilanciamento dell’economia globale non inizieranno a manifestarsi”.

Su Repubblica va anche segnalato l’articolo come sempre stimolante di Giorgio Ruffolo, dal titolo “Il rating e la democrazia”. Una citazione: “La base di potere delle agenzie di rating sta nell’integrazione del mercato finanziario internazionale cui si contrappone la frammentazione del potere politico mondiale”.