È stato presentato oggi a Taranto “Laboratorio Vindice”, strumento nato da un'idea della Flai Cgil. Costituito con l’intento di rivendicare il diritto a un lavoro dignitoso e tutelato, il laboratorio è il mezzo per dare nuovo slancio alla categoria affinché cresca in termini di rappresentanza, creando le condizioni per lavoratrici e lavoratori agricoli, forestali, della pesca, panificatori, pasticceri, lattiero-caseari, artigiani pastifici, di misurarsi con la vertenzialità, la contrattazione, elaborando iniziative. 

“Riteniamo che la crescita sindacale dei compagni - dichiara Lucia La Penna, segretario generale della Flai Cgil Taranto - rappresenti la crescita della categoria in termini di qualità concertativa e di proselitismo. Per questo abbiamo voluto che il laboratorio prendesse il nome del figlio di Giuseppe Di Vittorio". Un contenitore all’interno del quale “ogni rappresentante sindacale, ogni delegato possa confrontarsi, conoscere, formarsi e soprattutto elaborare insieme ad altri compagni idee progettuali che abbiano come obiettivo quello di dare voce ai lavoratori che tutti i giorni si incontrano nell’ambito dell’attività sindacale. Un luogo, dunque, dove concretamente dare corpo alle idee”.

“Dobbiamo tornare a fare ciò che facevano i nostri padri e i nostri nonni: aggregare i lavoratori fidelizzandoli e quindi legandoli all’organizzazione sindacale - afferma Antonio Gagliardi, segretario generale Flai Cgil Puglia -. Il mio sogno sarebbe quello di mettere in piedi una scuola di alta formazione per i delegati. Partendo da questo potremmo, con il supporto della struttura regionale, utilizzare laboratorio Vindice come una vera e propria scuola avendo a disposizione tanti strumenti da utilizzare. Quindi puntiamo su formazione ed elaborazione politica”.

Non a caso Lucia La Penna ha voluto inaugurare la costituzione di Laboratorio Vindice con le parole dell’ultimo discorso di Giuseppe Di Vittorio, che parla dei sacrifici della vita del militante sindacale: “Conosco le amarezze, le delusioni, il tempo talvolta che richiede l’attività sindacale, con risultati non del tutto soddisfacenti. Conosco bene tutto questo, perché anch’io sono stato attivista sindacale: voi sapete bene che io non provengo dall’alto, provengo dal basso, ho cominciato a fare il socio del mio sindacato di categoria, poi il membro del consiglio del sindacato, poi il segretario del sindacato, e così via: quindi, tutto quello che voi fate, che voi soffrite, di cui qualche volta anche avete soddisfazione, io l’ho fatto. Gli attivisti del nostro sindacato, però, possono avere la profonda soddisfazione di servire una causa veramente alta”.