Adesione totale alla seconda giornata di sciopero proclamata oggi (martedì 11 febbraio) per i 114 lavoratori della Morris di Parma. Lo storico marchio di profumi ha dichiarato la settimana scorsa, nel corso di un vertice presso l'Unione parmense industriali, la volontà di cessare l'attività produttiva per mezzo di liquidazione volontaria entro i primi mesi del 2020. “Un durissimo colpo allo stomaco”, hanno commentato Davide Doninotti (Filctem Cgil), Germano Giraud (Femca Cisl) e Sarah Leonelli (Uiltec Uil): “Malgrado una situazione drammatica, la dichiarazione della volontà di chiudere ci è giunta inaspettata”.

"Abbiamo già inviato una richiesta di apertura di tavolo di crisi all'attenzione di Comune e Provincia di Parma - dichiarano i sindacati di categoria davanti ai cancelli della fabbrica - questa decisione del Cda di Morris Spa colpisce al cuore una città intera, che perde con questa azienda un altro marchio storico, diventato negli ultimi sessanta anni simbolo e prestigio della profumeria della provincia di Parma". "Ci sono competenze, professionalità e organici, manca solo la voglia di crederci ancora", continuano i sindacati territoriali. "Ecco perché stiamo chiedendo alle istituzioni di aprire un tavolo di confronto per cercare soluzioni alternative alla chiusura o qualche imprenditore che possa investire su una scommessa vincente come quella di Morris".

Tanti i messaggi di solidarietà che ora dopo ora arrivano ai lavoratori colpiti da questa drammatica notizia. "Non chiediamo pietà o commiserazione, siamo professionisti capaci del settore, chiediamo solo la possibilità di dimostrarlo con i fatti e con una proprietà che creda nel marchio, qui serve la volontà di fare impresa!", commentano le Rsu Morris  Marianna, Fabrizio, Roberta e Angelica. "Siamo uomini e donne che credono in quel che fanno, abbiamo compiuto tutti quanti sacrifici quando ci sono stati chiesti. Ed ora? È questo il piano industriale che i rappresentanti dell'azienda avevano millantato da mesi? Chiudere e lasciarci tutti a casa?".

La Morris Profumi è stata fondata nel 1946 da Giovanni Borri, dal 2010 fa parte del gruppo Perfume Holding. A motivare la scelta di chiudere, ha spiegato il management aziendale, la situazione di difficoltà economica legata in gran parte alla perdita di un marchio importante, Ferrari, che rappresentava circa l’80 per cento del fabbisogno economico. La società, poi, non è stata in grado di acquisire altri prodotti per riequilibrare le sorti economiche necessarie per garantire la continuità dell’attività produttiva.

“La Morris è un simbolo della profumeria di Parma, contiene esperienza e professionalità”, spiegano gli esponenti di Filctem, Femca e Uiltec, sottolineando che con la chiusura si mettono “a rischio più di 100 posti di lavoro, di cui il 95 per cento di occupazione femminile”. Il personale della Morris è “sempre stato presente alle chiamate dell’azienda, con un forte spirito di appartenenza: una famiglia di persone che oggi vengono allontanate da quella che per più di 30 anni per alcuni è stata la loro casa del lavoro”.

Nel corso del 2019 lavoratrici e lavoratori hanno sostenuto una cassa integrazione ordinaria della durata di sei mesi. “Non lasceremo intentata nessuna strada”, concludono Doninotti (Cgil), Giraud (Cisl) e Leonelli (Uil): “Dal primo giorno delle trattative il nostro obiettivo sarà volto a trovare soluzioni a sostegno dei lavoratori, che nessuna colpa hanno di questo tracollo finanziario. E tenteremo di coinvolgere tutti i soggetti che possano aiutare a risolvere questa situazione, istituzioni comprese”.