A sorpresa, il governo ha anticipato al 23 settembre l’abolizione dell’istituto delle sospensioni dal lavoro a sostegno del reddito dei dipendenti delle micro aziende in crisi o di quelli che hanno terminato la cassa integrazione in deroga. In questo modo si sono creati da un giorno all’altro disoccupati senza coperture e, siccome il provvedimento ha valore retroattivo, butta all’aria tutti quegli accordi tesi a traghettare i lavoratori verso le migliori soluzioni possibili.

Come spiega in un appello Emilio Viafora, segretario generale della Filcams Cgil del Veneto, “con una recente disposizione del 30 Settembre 2015 l’Inps, d’intesa con il governo, non paga più dal 23 settembre 2015 i periodi di sospensione dal lavoro per quei dipendenti che lavorano in aziende che continuano ad avere periodi di crisi e che hanno terminato o si avviano a finire i periodi di cassa integrazione in deroga”.

Viafora chiede a parlamentari e istituzioni del Veneto di intervenire presso il governo per ritirare il provvedimento. “L’istituto della sospensione – spiega - doveva cessare il 31 dicembre 2015 con l’entrata in vigore della nuova legislazione sugli ammortizzatori sociali; al contrario con questa decisione si mette in discussione non solo il ricorso a sottoscrivere accordi di sospensione per coprire quei lavoratori per cui scade la cig in deroga ma anche il trattamento delle prestazioni previste da accordi sottoscritti precedentemente alla data di emissione della disposizione dell’Inps. Un aberrante intervento retroattivo”.

In Veneto – spiega Viafora - questa decisione interessa migliaia di dipendenti che rischiano di trovarsi senza alcuna copertura di sostegno al reddito e di finire disoccupati: “Commercio e terziario sono i settori più penalizzati da tale misura”, “il Governo con una serie di provvedimenti si è accanito contro i lavoratori più deboli, soprattutto nei settori del terziario e nelle piccole imprese. Pensiamo alla riduzione delle coperture temporali ed economiche per i lavoratori stagionali del turismo, o ancora di più alle colf e ai lavoratori domestici, quasi tutti donne, che si vedono tagliare in modo significativo le già misere coperture nei periodi di non lavoro”.

“Come sindacato - conclude Viafora - abbiamo denunciato e ci siamo mobilitati per una modifica della nuova legislazione sugli ammortizzatori sociali perché produce nuovi ed estesi licenziamenti. Il segno sociale delle scelte economiche e sociali del Governo va nella direzione di avvantaggiare i ricchi e punire i deboli con il rischio che migliaia di famiglie cadano in condizione di povertà assoluta. Continueremo in ogni modo ed in qualsiasi sede la nostra mobilitazione e iniziativa per cambiare queste scelte a partire dal contrasto alla legge di stabilità che non guarda al lavoro, non spinge sulla crescita, favorisce nuove forme di esclusione sociale”.