“Siamo venuti oggi qui a Curno, davanti ai cancelli della Brembo, perché il padrone di questa azienda è Alberto Bombassei, ovvero un industriale il cui nome è un sinonimo di accordo separato.” Lo ha detto Gianni Rinaldini, Segretario generale della Fiom, parlando al termine della manifestazione indetta dal sindacato dei metalmeccanici Cgil nel paese sito nei pressi di Bergamo.

“Quando Bombassei era Presidente di Federmeccanica - ha spiegato Rinaldini - l’Associazione delle imprese metalmeccaniche ha fatto due accordi separati consecutivi sul Contratto nazionale: quello salariale del 2001 e quello normativo del 2003. Adesso che è vicepresidente di Confindustria, responsabile per le relazioni con i sindacati, l’Associazione degli imprenditori ha fatto due accordi separati sul sistema contrattuale, il 22 gennaio e il 15 aprile di quest’anno, mentre Federmeccanica ha siglato, il 15 ottobre, un’intesa separata sul Contratto della nostra categoria. E, come non bastasse, Bombassei sta anche a capo della struttura interna della Confindustria che controlla l’applicazione, nelle singole categorie, degli accordi separati sul sistema contrattuale”.

“Bombassei e gli industriali italiani che lo hanno seguito - ha affermato Rinaldini - devono sapere che non basta fare accordi con sindacati minoritari per avere il consenso dei lavoratori. Perché se le imprese impongono a questi sindacati accordi inaccettabili per i lavoratori, finisce che questi stessi sindacati non hanno neppure il coraggio di presentare tali intese al voto dell’insieme delle lavoratrici e dei lavoratori interessati”.

“Fim e Uilm - ha proseguito Rinaldini - dicono che nei giorni che vanno dal 25 al 27 novembre sottoporranno l’intesa del 15 ottobre ai propri iscritti e solo ai propri iscritti. Ma questo è un paradosso perché, nel nostro sistema, un Contratto collettivo vale per tutti gli addetti a un determinato settore produttivo e quindi anche per gli iscritti ad altre organizzazioni e per i lavoratori non sindacalizzati. E il paradosso è ancora più grande se si considera che Fim e Uilm, messe insieme, hanno meno iscritti della sola Fiom. Noi chiediamo quindi che per l’accordo del 15 ottobre si faccia quello che venne fatto 40 anni fa per l’accordo definito nel dicembre 1969: ovvero che venga sottoposto nelle fabbriche e negli uffici al voto di tutti i metalmeccanici”.

“Vedo purtroppo - ha osservato Rinaldini - che non solo Fim e Uilm, ma anche Cisl e Uil insistono a dire che loro i referendum su piattaforme e accordi separati non li vogliono fare. E allora noi abbiamo deciso di lavorare per preparare una proposta di legge di iniziativa popolare da presentare in Parlamento. Una legge che definisca regole precise in materia di misurazione del consenso organizzativo dei sindacati e di democrazia che consentano ai lavoratori di avere l’ultima parola su piattaforme e accordi sindacali”.

“Debbo anche dire - ha concluso Rinaldini – che ho trovato particolarmente incomprensibile la decisione di Federmeccanica, Fim e Uilm di procedere al rinnovo di un contratto normativo la cui validità arrivava, per comune consenso delle parti, fino al 31 dicembre 2011 proprio adesso, ovvero in mezzo alla più grave crisi industriale che il mondo abbia conosciuto da molti anni a questa parte. Non passa giorno che non ci arrivino notizie relative a imprese che intendono ricorrere alla Cassa integrazione, che denunciano esuberi, che effettuano licenziamenti. Tutte le periferie industriali sono ormai piene di presidii, volantinaggi, cortei. Mentre dalle aziende in crisi sale la richiesta di incontri con le Istituzioni locali e con i rappresentanti del Governo, dai Prefetti alle sedi centrali dei Ministeri. Credo quindi che ci siano tutte le condizioni per arrivare a un momento di unificazione delle lotte in corso, sia per ciò che riguarda la democrazia sindacale, sia per ciò che riguarda la difesa degli apparati produttivi e dell’occupazione. Credo, insomma, che ci siano le condizioni perché la Cgil assuma un’iniziativa di sciopero generale”.