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Stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità pubblica lombarda. Lo hanno proclamato Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fsi Usae, Nursing Up e Fials, a partire da oggi, 3 maggio 2017. I sindacati rimproverano alla Regione il mancato rispetto degli accordi presi con le parti sociali sul riordino del sistema e il mancato coinvolgimento di lavoratori e Rsu nelle scelte.
"La riforma regionale del sistema socio sanitario, istituendo nuovi soggetti (Agenzia di tutela della salute e aziende socio sanitarie territoriali) e sciogliendo quelli esistenti (Asl e Aziende ospedaliere), ha modificato completamente gli ambiti territoriali di riferimento. Nel riassetto, la legge 23/2015 prevede di assegnare il personale ai nuovi soggetti, creando non poche disparità di trattamento economico tra i lavoratori dello stesso livello", spiegano in una nota.
Il 26 settembre Cgil, Cisl e Uil nel 2014 avevano siglato un accordo con Maroni perché ogni ricaduta sui modelli organizzativi, sui servizi e sul personale, relativa alle operazioni di riordino complessivo della rete, sarebbe stata oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali per trovare soluzioni condivise. In tale accordo, ricordano i sindacati, "si destinava anche parte dei risparmi di gestione al personale, per salvaguardarne al massimo i livelli salariali. E si prevedeva un confronto con i sindacati di categoria per ridefinire i fabbisogni standard delle aziende sanitarie pubbliche e gli standard assistenziali, in termini di minutaggio, per garantire prestazioni di qualità. Aumentano le strutture ospedaliere organizzate con il criterio dell’intensità di cura che, rispetto alla classica metodologia dell’organizzazione a mansioni, necessita di maggiori risorse umane".
Successivamente, si legge in una nota, l'accordo del 18 gennaio 2016 ha poi previsto che in tema di fondi contrattuali venissero valutate congiuntamente le richieste sindacali sulla congruità dei fondi rispetto alla nuova organizzazione del lavoro e che prima di tale confronto sarebbe stata fornita a livello aziendale tutta la documentazione relativa ad ammontare fondi, elenco personale trasferito.
Nonostante questo, attaccano i sindacati, "nessuno degli impegni presi negli accordi è stato coerentemente mantenuto. La riorganizzazione sta avvenendo senza il confronto con le organizzazioni sindacali e le Rsu, nelle nuove aziende sono continue le pressioni per chiudere gli accordi sulla determinazione e la distribuzione dei fondi senza aver fornito il materiale informativo necessario e spesso minacciando azioni unilaterali, il personale viene spostato senza alcun passaggio sindacale e la carenza di organico continua a produrre ore di straordinario non pagate, utilizzo il personale precario in modo strutturale e con grandi disagi per il restante personale".