Sindacati divisi sullo sciopero Rai del prossimo 11 giugno contro il taglio di 150 milioni deciso dal governo Renzi. I giornalisti dell’Usigrai, il sindacato interno, sospendono la protesta. Il resto dei dipendenti, che fanno capo ai confederali, trova posizioni differenti: Cgil e Uil confermano l’agitazione, mentre la Cisl si è defilata. 

Una situazione davvero caotica sulla quale interviene il segretario generale della Slc Cgil, Massimo Cestaro, con toni molto duri verso chi ha fatto un passo indietro. "Sappiamo bene - afferma - che un partito di governo che riceve il 40,8% di consensi è un bel pentolone di miele sul quale affondare le dita. Ma per infilare le mani nella pentola bisogna piegarsi, sì che le schiene dritte sono diventate una rarità; o meglio, il loro numero, in generale, pare inversamente proporzionale al reddito". Dopo lo sciopero, annuncia, "daremo conto degli stipendi dei dipendenti Rai, così si parlerà di cose meno astratte e con un po’ più di concretezza. Perché capita spesso che quelli che detengono rendite di posizione non muovano mai un dito per interessi generali, ma ne parlino sempre tantissimo".

Il segretario Slc elenca poi una serie di "imbrogli" a suo avviso perpetrati ai danni cittadini. Primo, "il populismo mediatico e rampante" dello spot pubblicitario del governo. Secondo, "il canone è una 'tassa di scopo' e i governi, esclusi quelli populisti, non possono 'distrarre' quote da una tassa con destinazione precisa per finalità diverse". Il terzo imbroglio è "la svendita di parte della rete per incassare subito un pugno di lenticchie e indebitare le aziende nei secoli a venire". Infine, il danno per gli agli abbonati:_ "Lo Stato preleva 150 milioni dal canone, ma è debitore verso la stessa Rai di oltre un miliardo. Cioè, preleva illecitamente denari dalle tasche degli abbonati, ma poi non paga i suoi debiti verso il servizio pubblico".

Come se non bastasse, osserva Cestaro, c'è un quinto imbroglio, questa volta ai danni del sindacato: "Avremmo piacere che nessuno avesse la sfrontatezza e la spudoratezza di venirci a fare prediche sulle sofferenze dei lavoratori italiani contrapponendoli ai 'privilegiati' della Rai. È dal 2008 che frequentiamo ininterrottamente i luoghi istituzionali per provare a gestire al meglio gli effetti di questa crisi che ha attraversato drammaticamente tutti i nostri settori".

La Slc ricorda una serie di battaglie per i lavoratori, soprattutto quelli precari: "Abbiamo consentito, con una serie di accordi, che uscissero dalla Rai oltre 400 lavoratori più anziani in cambio di tutele crescenti per i precari. Ma col taglio previsto - si chiede Cestaro - l’azienda manterrà i patti sottoscritti con noi per i precari, o dobbiamo mandarli a colazione, pranzo e cena a palazzo Chigi?. Tanto per recuperare un po’ di memoria a chi l’ha persa o è pagato per perderla - conclude - abbiamo fatto tutte le battaglie per la libertà di stampa, per la difesa del pluralismo e per la tutela del servizio pubblico; abbiamo scioperato (da soli) contro la gestione Masi nel luglio del 2010 e poi a dicembre con gli altri sindacati, ma, coincidenza, in quel caso senza Cisl e Usigrai".