In strada c'è la vita delle persone. Frigoriferi, lavatrici, oggetti di ogni genere, ma anche divani, mobili e ancora tanto fango. Il quartiere Salviano è un disastro, il cuore della distruzione di Livorno. Ma lì i volontari oggi non li fanno stare, perché è pericoloso. “Ci hanno spostati. C'era rischio di sabbie mobili, ci hanno detto. Così ora ci siamo in via Montelungo, dietro lo stadio, nella zona dove è annegata quella povera famiglia. Ci fanno liberare dei garage, un lavoro meno rischioso”. A parlare è Barbara Uloremi, giornalista dell'ufficio stampa della Cgil di Livorno, che fa parte di uno dei gruppi di volontari organizzati dalla Camera del lavoro per affiancare vigili del fuoco e protezione civile nei soccorsi. Il sindacato, infatti, si è attivato da subito dopo l'alluvione: “Ieri siamo stati nel cuore del disastro – continua Uloremi - in case dove c'erano due metri d'acqua e fango. Pensate che un signore aveva nel suo giardino tre auto ribaltate, e non erano le sue, mentre il suo trattore era sparito”.

Questo è lo scenario, oggi, a Livorno. Anche se per fortuna è circoscritto soltanto ad alcune zone della città, come spiega Letizia, lavoratrice e Rsu del Comune anche lei nella squadra dei volontari Cgil: “Diamo il nostro contributo come lavoratrici per i nostri concittadini, è normale che sia così – ci dice – e naturalmente al momento abbiamo sospeso tutta la nostra attività sindacale e i conflitti in atto, che al Comune di Livorno non sono pochi, per concentrarci nel soccorso e nella solidarietà. Adesso conta solo questo”.

È la stessa cosa che ripete anche Simone Angella, segretario della Camera del lavoro, incaricato di coordinare i volontari della Cgil: “Servirà un'analisi e una riflessione approfondita su quello che è successo, sulla prevenzione, sul dissesto idrogeologico, ma non ora, perché questo è solo il momento di rimboccarsi le maniche e spalare. Piuttosto – prosegue – c'è da tener conto fin da subito di quello che succederà al mondo del lavoro, perché molte attività sono rimaste chiuse e bisogna capire come gestire i tanti lavoratori coinvolti, quali strumenti attivare ecc.”.

Angella spiega che la Cgil si è messa subito a disposizione, ma lo ha fatto cercando di inserirsi in canali già collaudati di soccorso. Per questo, ha contattato Svs (Società volontari soccorso), mettendo a disposizione i tanti volontari che ora dopo ora si sono rivolti al sindacato per potere dare una mano. “La voglia di aiutare è davvero grande – dice ancora Angella –, come dimostrano le chiamate che continuiamo a ricevere non solo da Livorno, ma anche da Pisa, Prato, Pistoia, dalla Cgil della Liguria e ancora da altre zone vicine. Anche la segreteria nazionale della Cgil ci ha contattati subito per assicurarci l'appoggio di tutta l'organizzazione, come accade sempre in queste situazioni”.

Così, i gruppi di volontari hanno cominciato il loro lavoro, dopo aver acquistato il necessario, ovvero pale, stivali e attrezzature per rimuovere il fango. Un impegno che, secondo il sindacato livornese, dovrà proseguire almeno per tutta la settimana, anche perché purtroppo, dalle previsioni, sembra che nel weekend possa ritornare la pioggia battente. “La solidarietà che si attiva in queste situazioni racconta la parte migliore della coscienza civile di questo Paese – è ancora Angella che parla –. Quello che invece risulta insopportabile è che ogni anno, o peggio, ad ogni cambio di stagione, si debba ripetere la stessa storia: un cambiamento meteorologico, che sia la pioggia di settembre o il caldo di luglio, che diventa una catastrofe”.

Per Gaetano Sateriale, coordinatore del Piano del lavoro della Cgil nazionale, il vero problema sta tutto qui: nella mancanza di prevenzione. “A Livorno non siamo di fronte a un uragano tropicale, ma ad un nubifragio – afferma il dirigente sindacale – e se non è possibile prevedere l'ora e il luogo esatto in cui si concentreranno le piogge, è invece certamente possibile prevenirne gli effetti più devastanti”. Come? Semplice, attraverso la manutenzione del territorio. “Se non viene fatta – continua Sateriale – gli effetti di qualsiasi perturbazione o di altri eventi portatori di rischio idrogeologico si amplificano enormemente. Ma anche se questa cosa la sappiamo benissimo, il collegamento tra omissioni o scelte urbanistiche sbagliate e le loro conseguenze lo si fa sempre dopo il disastro. È così a Livorno, ma era stato lo stesso a Genova”.

La grande assente, insomma, è sempre la stessa: la manutenzione del territorio. “La politica oggi non ha più la cultura della prevenzione, che pure esisteva in questo Paese – continua Sateriale –, si preferisce intervenire in emergenza, piuttosto. Questo vale per gli eventi sismici, per gli incendi estivi o per le alluvioni. Abbiamo delle mappe dei rischi consolidate che ci consentono di sapere dove intervenire: proprio per questo è inaccettabile che non si avvii un programma pluriennale di manutenzione del territorio e di prevenzione”. D'altronde, la Cgil insiste su questo da tempo. “Anche perché – conclude Sateriale – prevenire e manutenere sono passaggi indispensabili per valorizzare il territorio nazionale e, di conseguenza, per creare nuove possibilità economiche, che poi vuol dire in sostanza creare nuovo lavoro e di qualità”.

Foto Barbara Uloremi