L’XI congresso che si è concluso oggi al Teatro della Concordia di Venaria ha riconfermato Pier Massimo Pozzi segretario generale della Cgil Piemonte. L’assemblea generale, su 159 votanti, si è espressa con 115 voti a favore, 19 contrari, 22 astenuti e 3 bianche. L’ultima giornata congressuale è iniziata con la tavola rotonda sull’Europa sociale del domani, con la partecipazione della segretaria generale Susanna Camusso, che ha tenuto l’intervento conclusivo. Il congresso ha votato praticamente all’unanimità, con soli 5 voti contrari, il documento politico (in allegato).

Le conclusioni di Camusso

 

“Il Piemonte si sta lentamente riprendendo dalla crisi che ha colpito duro sul fronte occupazionale – si legge nel documento politico –. In dieci anni sono stati bruciati almeno 50 mila posti di lavoro. L’incremento degli occupati dal 2017 è un dato che va letto nella sua complessità: calano i tempi indeterminati e crescono i nuovi avviamenti a tempo determinato, il lavoro povero, il lavoro intermittente o precario”.

La Cgil rileva il cambiamento della “struttura economica piemontese, in linea con quanto avviene nel resto d'Italia: riduzione delle dimensioni delle aziende, nuove forme di impresa spesso basate su piattaforme digitali (la Gig economy), ridimensionamento, con costi elevati per i lavoratori, di importanti player industriali presenti sul territorio a partire da Fca, e le conseguenze sull’indotto, delocalizzazioni che depauperano il tessuto produttivo della regione spostando altrove la regia dello sviluppo”.

Per la confederazione è chiaro da tempo “il quadro in costante peggioramento delle disuguaglianze sociali ed economiche che i segni di ripresa hanno in alcuni casi aggravato e che il sindacato ha cercato e cerca di contrastare proponendo un modello differente di sviluppo basato sul valore del lavoro, sulla partecipazione e sulla stabilità per dare sostegno alla crescita strutturale della domanda di lavoro anche attraverso i consumi”.

Il sindacato indica “quali strumenti per l’uscita dalla crisi lo sviluppo della ricerca e innovazione” e “la centralità dei percorsi educativi”. “L’industria 4.0 non deve penalizzare la qualità e la quantità del lavoro – sottolinea il documento politico – ma deve essere occasione di rilancio della contrattazione e dei processi di innovazione in atto. Occorre costruire percorsi formativi che recuperino il deficit di competenze che rischia di causare gravissimi problemi occupazionali per i lavoratori e contemporaneamente occorre ragionare di una contrattazione sull'orario, a parità di salario, come strumento di redistribuzione dell'occupazione”.

Per la Cgil “l’uscita dalla crisi dev'essere sostenuta da una forte politica degli investimenti a partire dal pubblico e da politiche nazionali e regionali a sostegno della stabilità del lavoro e della redistribuzione del reddito”.

Non convince il decreto dignità, che “pur introducendo la norma, da noi condivisa, sulla causalità per i contratti a termine, non contrasta la precarietà ma rischia di aggravarla poiché non prevedendo il principio della precedenza per i già occupati potrebbe espellere e sostituire migliaia di precari, solo in Piemonte circa 30 mila”, si legge nel documento approvato dalla Cgil Piemonte.

La confederazione auspica “un rilancio della politica dei salari, degli orari di lavoro contrattuali che consentano di uscire dalla fascia di lavoro povero”, che “sono gli strumenti di redistribuzione del reddito verso il lavoro, così come il rinnovo dei Cnnl pubblici e privati”.

La Cgil vuole “rilanciare un piano straordinario per lo sviluppo e il lavoro nella nostra regione, a partire dall’industria e dai distretti produttivi tradizionali e l'investimento su quelli innovativi. Un piano che guardi al valore della cultura, dell'istruzione, dell'educazione come politiche confederali per il rafforzamento della cittadinanza attiva, che metta al centro gli investimenti sulla manutenzione del territorio e le sue professionalità, promuova la mobilità sostenibile e il sistema di trasporto pubblico, rilanci l'industria manifatturiera e lo sviluppo del digitale. Nelle aree dismesse di Mirafiori inoltre deve essere avviato finalmente l'investimento nell'auto elettrica che comunque non sarà sufficiente e dovrà essere accompagnato da ulteriori investimenti che garantiscano la tenuta dell'occupazione nel polo del lusso, nell'indotto e per l'intera economia piemontese”.

Quello di oggi era l’ultimo appuntamento congressuale piemontese, che porterà 29 delegati/e al congresso nazionale Cgil, in programma a Bari dal 20 al 25 gennaio 2019.