In Italia 6,5 milioni di persone vorrebbero lavorare, ma non hanno un impiego. E' quanto emerge dal rapporto annuale dell'Istat, diffuso oggi (20 maggio), nel capitolo che riguarda il lavoro. "Il tasso di mancata partecipazione (che comprende disoccupati e inattivi disponibili a lavorare) scende dal 22,9% del 2014 al 22,5% - spiega l'Istituto -, ma è ancora molto sopra il livello medio Ue (12,7%). Sommando i disoccupati e le forze di lavoro potenziali, le persone che vorrebbero lavorare sono 6,5 milioni nel 2015".

Nel 2015, dopo sette anni di aumento ininterrotto, il numero dei disoccupati torna a scendere in Italia. Questo un altro passaggio del rapporto. Nello specifico, il tasso di disoccupazione raggiunge l'11,9% (-0,8 punti percentuali) e i disoccupati si riducono a poco più di 3 milioni (-6,3%, -203 mila unità). L'Istat definisce il mercato del lavoro italiano "in lieve ripresa".

Le donne guadagnano meno degli uomini. I numeri dell'Istituto confermano anche questa realtà: la differenza di genere è una delle principali fonti di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi lordi da lavoro sul mercato. Per gli uomini occupati è relativamente più facile che per le occupate raggiungere livelli più elevati di reddito. Il reddito da lavoro cresce all'aumentare dell'età, spiega il rapporto, con una flessione negli anni che precedono il pensionamento. L' irregolarità temporale del lavoro, come i periodi di disoccupazione, ha effetti "quantitativamente e qualitativamente" molto rilevanti sulla disuguaglianza dei redditi primari. Un altro svantaggio distributivo - inferiore a quello determinato dalle interruzioni del lavoro nel corso dell'anno - è riconducibile ai contratti a termine e ai rapporti di collaborazione parasubordinata.