Oggi, 18 marzo, dalle ore 13 alle 16, si è tenuta a Roma l’assemblea di presentazione della Carta dei diritti presso l’Università di Roma Tre, in via Ostiense. In qualità di moderatore, era presente Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio, mentre Susanna Camusso ha concluso i lavori.

Nella sua relazione introduttiva, Eugenio Ghignoni, segretario della Flc di Roma e Lazio, ha ricordato come il 53% dei lavoratori della categoria si sia già espresso favorevolmente sulla Carta, con una partecipazione complessivamente superiore anche a quella registrata in occasione dell’ultimo congresso: “Il nostro obiettivo – ha detto il dirigente sindacale – è cambiare la condizione lavorativa di milioni di persone, riaffermando tutti quei diritti che sono stati sottratti ai lavoratori e nel contempo riunificare il mondo del lavoro”.

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La parola è andata poi a delegati e iscritti. “Università e ricerca dovrebbero essere un volano di sviluppo – ha affermato Guido Lai, coordinatore del comitato iscritti Flc di Roma Tre –, ma in realtà per questi settori si fa poco o nulla in Italia. Negli ultimi anni la situazione è addiritttura peggiorata in termini d’investimenti, senza dimenticare poi il blocco del turn over e della contrattazione nazionale: così il nostro lavoro aumenta ogni giorno, perché siamo sempre di meno, mentre con il salario fermo da sette anni, è diminuito il nostro potere d’acquisto. Unificare il mondo del lavoro, dai bibliotecari ai ricercatori, dai docenti agli amministrativi,  sotto il profilo dei diritti è una cosa che abbiamo provato a fare. Perciò qui dentro, più che altrove, si capisce il senso e l’importanza della Carta dei diritti”.

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Teresa Numerico, della sezione docenti Flc di Roma Tre, ha sottolineato che “l’idea che ci siano diritti universali da tutelare è molto importante, e l’università è il luogo perfetto per attuare la Carta, perché vi convivono tante realtà lavorative, come amministrativi, docenti, studenti, personale assegnistico di ricerca, fino agli addetti degli appalti. Spesso abbiamo lavoratori che svolgono lo stesso lavoro retribuiti diversamente”.

“Riteniamo basilare per un’università pubblica, garantire voce e pari dignità a tutti i lavoratori, compresi gli esternalizzati impiegati nei servizi, che vivono in uno stato di sostanziale invisibilità, fino agli stessi studenti”. È quanto ha sostenuto Cesare Cavallari, del coordinamento Cgil di sito di Roma Tre.  E in questa nostra battaglia, la Carta dei diritti ci può aiutare molto”.

È stata la volta, quindi, di Federico Caldarelli, delegato della Fiom di Roma e Lazio presso la Ghineo, una ditta esternalizzata di global service. “Lavoriamo in appalto su più servizi nell’ambito di un consorzio d’impresa. Da anni, ci battiamo per rivendicare i nostri diritti, spesso vilipesi nell’ambito dei cambi d’appalto. Perciò, l’iniziativa della Cgil l’appoggiamo in pieno incondizionatamente”.

A prendere il microfono è poi toccato a Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc. “La consultazione degli iscritti ci ha permesso di entrare a contatto con tanta sofferenza e tante paure da parte di chi è precario o di chi rischia di perdere il posto nei settori della conoscenza. La Carta dei diritti tenta di dare una risposta positiva a tutto questo universo di persone. È arrivato il momento di passare da una posizione difensiva a una posizione d’attacco, con al centro l’affermazione dei diritti sul lavoro e la solidarietà, come valore unificante fra tutti i lavoratori. La Cgil si è assunta un grande carico di responsabilità, mettendo in piedi questa grande iniziativa sul nuovo Statuto, che ha come primo compito di ricomporre il mondo del lavoro sotto il profilo dei diritti, indipendentemente dalla condizione lavorativa individuale. Possiamo farcela, se saremo tutti uniti per intraprendere una grande riscossa sociale. Questo è il senso della Carta, e dalla prossima settimana daremo il via alla raccolta di firme per la proposta di legge d’iniziativa popolare”.

Infine, sono saliti sul palco tre esponenti del mondo studentesco. Per prima, Serena Faggiani, studentessa del Link di Roma. “Noi Rete della conoscenza appoggiamo in pieno la Cgil nell’iniziativa della Carta dei diritti. Per noi, è prioritario il diritto allo studio, e in merito lanciamo anche la sfida di una legge d’iniziativa popolare su questo tema. Poi c’è la battaglia per la formazione continua per tutti, la tutela per gli studenti-lavoratori e per i ricercatori precari: dunque, è centrale, per noi, il diritto ai saperi espresso nella Carta, e poi il reddito minimo per tutti”.

Davide di Consiglio, a nome degli studenti Udu di Roma, ha precisato che, “come organizzazioni studentesche, è importante poterci confrontare sulla Carta dei diritti della Cgil, in una stagione politica di crisi della rappresentanza, perchè rappresenta una prima fondamentale risposta contro tutte le divisioni e frammentazioni del mondo del lavoro e delle forze sociali. Solo con una forte sinergia tra studenti e lavoratori, possiamo arrivare a un paese più equo, a un mondo più giusto, ripartendo proprio dai diritti. A tal fine, abbiamo lanciato la campagna ‘La stagione dei diritti’, che va nella stessa direzione del nuovo Statuto della Cgil. E nel contempo lanciamo ‘Laboratorio conoscenza’, che vuole essere un esperimento per mettere in piedi un tavolo regionale sulla conoscenza”.

Ha chiuso gli interventi Gregorio Staglianò, studente di Roma Tre. “Il nostro ateneo eccelle in vari campi, in particolare ha reso più fruibile e accessibile a tutti l’ingresso all’università, e più in generale costituisce un buon modello nel panorama italiano, che soffre di grosse criticità e disfunzioni. Garantire il diritto allo studio a tutti gli studenti è la nostra priorità, e sotto questo profilo invitiamo tutte le altre associazioni studentesche ad aderire al tavolo che stiamo cercando di costruire a livello nazionale. In tal senso, la Carta della Cgil è uno strumento valido che ci può dare una mano”.

“Siamo all’ultimo giorno di due mesi molto impegnativi della nostra iniziativa – ha rilevato in conclusione Camusso –. La sensazione è una grande disponibilità e una gran voglia d’intraprendere una strada differente da parte di tutti. Il punto di partenza, che segnerà il passaggio dalla discussione con gli iscritti alla consultazione con il resto del mondo del Paese, è il fallimento della politica, perché dopo tanti anni la situazione appare inalterata dal 2008 ad oggi, e semmai stiamo un po’ peggio di prima. E il mondo della conoscenza, che un’università come questa rappresenta nel suo insieme, ne è testimone. Perciò, bisogna fare una politica diversa del lavoro, cominciando a ricostruire i diritti collettivi dei lavoratori, superando le tante frammentazioni esistenti proprio tra lavoratore e lavoratore. Qui dentro convivono lavoratori pubblici e privati, una contrapposizione molto forte nel Paese. Ricomporre un mondo del lavoro che ha perso la dimensione della solidarietà, è la nostra mission, che non significa tornare indietro, ma voltare pagina, dando pari dignità a chiunque lavori, indipendentemente dalla sua condizione”.

“Proviamo a introdurre, come diritti fondamentali, cose che nello Statuto del 1970 non c’erano – ha aggiunto il segretario generale Cgil –, come il diritto alla formazione e il diritto ai saperi, con strumenti differenti dal passato. È uno straordinario cambiamento per il mondo del lavoro organizzato, perché cambia anche la natura della nostra rappresentanza. È una straordinaria idea d’innovazione, che va legata al recupero della contrattazione nella sua interezza, ma soprattutto per i lavoratori pubblici, ingabbiata e ridotta con la legge Brunetta. Non a caso, le parole che accompagnano la Carta sono dignità e libertà, che si possono realizzare proprio riaffermando diritti e tutele attraverso la contrattazione. Dentro questo, c’è l’implicita critica ai governi che si sono succeduti, e il provare a riscrivere il diritto del lavoro, fatto a pezzettini nell’ultimo ventennio. E quando le parole che più riecheggiano nei ministri di questo governo sono libertà d’impresa e licenziamenti, noi ci ribelliamo, perché esiste anche l’altro versante che noi rappresentiamo, i lavoratori, che vanno tutelati e che non devono essere più invisibili, soprattutto i più deboli, quelli degli appalti nei servizi. La Carta punta a tutelare tale universo, attraverso la terza parola, solidarietà”.

“Siamo convinti che si può cambiare pagina, se la partecipazione diventa forte e collettiva. Perciò, siamo partiti dalla consultazione straordinaria degli iscritti, che è anche una richiesta di partecipazione per far vivere la Carta, per mettere in moto un processo di cambiamento in tutto il Paese. C’è un problema di parlare con gli altri soggetti, di costruire una diversità che provi a rispondere alle solitudini infinite, presenti nel mondo del lavoro. Abbiamo agito con modalità diverse dal solito, e per rendere coerente la scelta di rendere visibile la Carta agiremo con strumenti di pressione - vedi raccolta delle firme -, ma anche attraverso quesiti referendari, che ci permettano di definire il nuovo Statuto dei lavori. Questo è l’obiettivo, e sappiamo bene che quindici anni e più di deregulation non si cancellano in poco tempo. È una stagione lunga e complicata, perchè scegliere di difendere e cambiare il mondo del lavoro, introducendo un nuovo contesto sociale, non sarà affatto facile, ma faremo di tutto per riuscirci”, ha chiuso la leader Cgil.