“Focalizzarsi solo sul consolidamento, anche se ad esso non c'è alternativa, non basta. Ci vuole una strategia europea dedicata a quello, ma anche alla crescita Noi non siamo soltanto una macchina che stampiglia sanzioni. L’ho detto, poco tempo fa alla signora Merkel. E lei non mi ha detto il contrario”. Jean Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, in un’intervista al Corriere della Sera sceglie il metodo Monti a modello per l’Europa. “Personalmente – aggiunge a proposito delle risorse comuni – credo che la cosa migliore sarebbe aggiungere in parallelo le risorse dell'Efsf a quelle dell'Esm (dunque un totale di 750 miliardi). Non credo però che questo sia un tema di cruciale importanza per i prossimi giorni. Prima, bisogna aspettare i risultati dello scambio dei titoli con i creditori privati in Grecia”.

E sul futuro politico dell’Europa, Juncker osserva che “con la globalizzazione, c'è un bisogno crescente di una costruzione politica nel continente. Dopo la crisi, la gente capisce che le nostre economie sono interconnesse e che bisogna agire insieme, non sprecare le energie dividendoci. Anche per ragioni demografiche:
all'inizio del 1900, gli europei erano il 20% della popolazione mondiale, ora sono l'11%, e nel 2050 saranno il 7%. No, non è proprio l'ora di ridividerci in splendidi Stati nazionalisti”.