"Purtroppo la drammatica conta dei morti sul lavoro in questa nostra provincia non si arresta. Con l’infortunio mortale alla FVB GROUP di Brunello siamo già al quinto lavoratore che quest’anno perde la vita per portare il pane a casa, tanti quanti nell’intero anno scorso, e invece siamo soltanto ai primi sei mesi del 2014". E' quanto scrive in una nota la Cgil di Varese. 

"Questa volta il dramma sembra sia collegato all’uso di un apparecchio in pressione, un serbatoio o un compressore usato per la verniciatura, da cui è esploso il tappo o la valvola che ha colpito il lavoratore come un proiettile.Starà alla magistratura, con l’aiuto dei tecnici dell’organismo di controllo dell’ASL, fare luce sull’evento mortale. Però non possiamo non rilevare dalle statistiche che il lavoro nelle aziende metalmeccaniche risulta essere uno dei più rischiosi, con alti indici di frequenza e di gravità degli infortuni".

Incidenti spesso connessi all’uso di macchinari e di attrezzature, sottolinea la Cgil, in cui "la regolare manutenzione e il controllo del funzionamento dei dispositivi di sicurezza diventano essi stessi fattori di rischio se non regolarmente programmati e applicati".

"Se consideriamo che in molte imprese nostrane sono ancora molto diffusi e impiegati macchinari ed attrezzature obsolete - afferma ancora il sindacato - dobbiamo purtroppo aspettarci in futuro che la probabilità di questi eventi gravi e mortali rimanga alta. Permane nella cultura imprenditoriale l’idea che la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali sia un costo, come se i danni alla salute dei lavoratori non costituissero anch’essi dei costi - umani, sociali ed economici - elevatissimi".

"Se il modello di produzione dei beni e dei servizi è quello basato sulla riduzione delle spese ad ogni costo, difficilmente si potrà diffondere il concetto che gli investimenti nella prevenzione sono anche investimenti per migliorare la competitività - conclude la Cgil di Varese - Lo sanno bene quegli imprenditori che nel corso degli anni hanno sostituito i macchinari obsoleti con quelli tecnologicamente avanzati, più produttivi e più sicuri. È questo secondo modello di impresa quello su cui puntare, incoraggiandolo e promuovendone l'implementazione, perché il primo modello non reggerà alla lunga la competizione globale e quindi non avrà futuro".