La Cgil Puglia rispedisce al mittente la proposta aziendale della cassa integrazione per circa 5000 lavoratori dell’Ilva di Taranto e chiede di aprire un tavolo di confronto al Ministero competente, ossia al Mise, “cogliendo anche l’impostazione del Presidente della Regione Puglia Emiliano circa un coinvolgimento di tutte le istituzioni per ricercare una concreta risoluzione che tuteli occupazione, reddito dei lavoratori e salvaguardia ambientale”.

E’ la posizione di Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia, all’indomani del piano presentato dall’Ilva ai sindacati, che solo per Taranto prevede quasi 5mila lavoratori in esubero temporaneo, dunque coperti da ammortizzatori sociali, a partire dal marzo di quest’anno.

L'Ilva ha confermato ai sindacati di categoria la necessità di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria per 4.984 dipendenti dello stabilimento di Taranto e 80 dello stabilimento di Marghera. Nel documento consegnato alle organizzazioni sindacali – e riportato dall’Ansa -, l'Ilva fa presente che si rende necessario "effettuare fermate parziali o anche totali di tutti gli impianti a valle e a monte del ciclo produttivo a caldo di Taranto, con inevitabile riduzione del fabbisogno di risorse umane". L'ipotesi di esuberi per Taranto prevede la "sospensione" di 433 lavoratori dell'area Ghisa, 821 dell'area Acciaieria, 988 dell'area Laminazione, 916 dell'area Tubifici-Rivestimenti tubi-Fna, 896 del'area Servizi-Staff e 939 dell'area Manutenzioni centrali (in totale 4.114 operai, 574 impiegati, 296 equiparati).

“L’emendamento presentato dal Governo a garanzia dell’integrazione salariale è un primo segnale – commenta Gesmundo -, ma il resto è ancora tutto da discutere e bisogna farlo al Ministero dello Sviluppo Economico, a partire dallo strumento utilizzato (Cigs)”.

Per il dirigente sindacale, però, restano “le perplessità già espresse, sia rispetto alla procedura sia rispetto alla prospettiva industriale dello stabilimento. Rigettiamo l’impostazione dei commissari perché poco chiara, e come già scritto nel comunicato a firma congiunta dei sindacati metalmeccanici tarantini, ribadiamo che ci opponiamo a qualsiasi assist che consegni ai futuri acquirenti la possibilità di avere elementi per eventuali dichiarazioni di esuberi strutturali”.

Per la Cgil occorre inoltre “verificare i numeri in sede di confronto ministeriale, atteso che a fronte di un aumento di produzione nell’ultimo anno, i commissari abbiano proposto il raddoppio dei lavoratori da sospendere”.

“Pertanto – conclude Gesmundo - oltre a ritenere insufficiente l’intervento del Governo, in mancanza dell’avvio delle procedure di confronto da noi richieste, daremo seguito a iniziative di mobilitazione”.