“Non ci piace che si approfitti di questa disgrazia per mettere da parte il Codice degli appalti: non ci piace e lo impediremo”. Lo ha detto Ivano Bosco, segretario generale della Cgil Genova, commemorando la tragedia del ponte Morandi, crollato un mese fa nel capoluogo ligure. “Non possiamo derogare da contratti, normative, sicurezza e legalità”, nella ricostruzione “scoppierà la bomba degli appalti a Genova, e su questo dobbiamo tenere duro ed essere fermi”, ha detto Bosco a Lecce, durante l’inaugurazione delle Giornate del lavoro della Cgil, prendendo la parola nel Teatro Apollo dopo un breve video di omaggio alle 43 vittime del disastro.

Commemorando le vittime, Bosco ha ricordato che “quattro di loro erano nostri iscritti”. “Ci siamo costituiti come parte civile”, ma “Genova non sarà più la stessa, il crollo del ponte è uno spartiacque. Eravamo una città al collasso anche prima del crollo – ha spiegato il segretario della Camera del lavoro – ma il crollo ha scoperchiato tutte le nostre difficoltà. Abbiamo ancora 14 famiglie di sfollati. Dare la casa non basta. Averi e affetti della vita quotidiana devono essere recuperati da queste famiglie”.

Dopo il crollo del ponte le emergenze sono tante. Bosco ha elencato le principali. A cominciare dal lavoro, “che deve avere la Cgil in prima linea. Persone che avevano lavoro fino al crollo, ora non ce l’hanno più. Abbiamo bisogno di un intervento veloce che ci consenta di dare supporto a chi il lavoro lo sta perdendo. Occorre una riconquista di ammortizzatori sociali che non ci sono più”. Poi c’è il “problema delle infrastrutture e della mobilità. Quello era un ponte che collegava con la Lombardia, la Toscana, la Francia. C’è una difficoltà ulteriore per il trasporto merci e per la mobilità”. Ma – prosegue Bosco – “infrastrutture e lavoro non significa solo il porto, che a Genova dà lavoro a 60 mila persone. Altre 4 mila persone lavorano in centri commerciali e piccole aziende meno note, e hanno diritto di continuare a farlo come gli addetti dell’Ansaldo”.

Altra nota dolente, il lavoro pubblico: “Abbiamo elogiato i vigili del fuoco per l’abnegazione di quei giorni. Ma il lavoro pubblico non si può scoprire solo con le tragedie – scandisce Bosco –. È stato bistrattato in questi anni. Genova è sotto organico del 12%, rispetto a una media nazionale del – 6%. Mancano 120 vigili urbani, 800 tra medici e infermieri. Manca il personale della Giustizia, che sarebbe utile a velocizzare i tempi delle indagini sul crollo e del processo. Ora, in emergenza, questi posti vanno immediatamente autorizzati e coperti”.

Quanto alle partecipazioni e alle concessioni autostradali, per Bosco “va bene aprire il dibattito. Come mai delle società che erano dei baracconi statali ora fanno profitto? Dove sono stati investiti i soldi? Va bene fare la discussione, ma senza strumentalizzarla a fini elettorali”.

La città e la Cgil sono “davanti a una sfida diversa – ha concluso il dirigente sindacale –. Oggi abbiamo il modo di misurarci sulla confederalità, ossia di agire su tutti gli argomenti che ho esposto con una regia confederale, senza salti in avanti e protagonismi, come tutte le categorie di Genova hanno chiesto. Noi genovesi chiediamo serietà e concretezza, anche all’interno della Cgil. Lo dobbiamo alle 43 vittime del crollo, e alla cittadinanza tutta”, ha detto Bosco, chiedendo poi al pubblico di rispettare un minuto di silenzio per le vittime del crollo.