C'è un segmento poco conosciuto nel complesso mondo dell'esecuzione penale, ovvero l'area penale esterna, di chi sconta cioè la pena fuori dalle mura. Un contesto che la Fp Cgil ha deciso di 'svelare' attraverso una campagna specifica, dal titolo ‘#fuoriametà - l'altra pena, fuori dalle mura’. Un viaggio - strettamente correlato con quello che da oltre un anno ci sta portando nelle carceri con #dentroametà - per conoscere attraverso le parole delle lavoratrici e dei lavoratori le condizioni di vita e di lavoro di tutti coloro che reggono questo sistema.

#fuoriametà, quindi, si propone di focalizzare particolare attenzione al contesto dell'esecuzione penale esterna e della giustizia minorile che la nuova riforma di riorganizzazione del ministero della Giustizia vede assemblati e componenti di un nuovo dipartimento, quello della giustizia minorile e di comunità. Un progetto il cui obiettivo, in linea con i dettami europei, è quello di potenziare il sistema di probation. Quest' ultimo termine descrive, come riferisce lo stesso dicastero di via Arenula, "l'esecuzione in area penale esterna di sanzioni e misure, definite dalla legge e imposte a un autore di reato. Comprende una serie di attività e interventi, tra cui il controllo, il consiglio e l'assistenza, mirati al reinserimento sociale dell'autore di reato e volti a contribuire alla sicurezza pubblica".

Insomma, l'obiettivo è rendere il carcere l'ultima ratio e di perseguire, attraverso la pena da scontare fuori le mura, l'attuazione piena dell'articolo 27 della Costituzione, cioè la rieducazione e il reinserimento del reo nella società. Già da tempo, nel campo minorile, la parte predominante che ha funzionato come modello anche per gli altri paesi europei è stata quella della pena extramuraria. Ad oggi, nella maggior parte dei paesi europei una forte percentuale delle pene, anche per gli adulti, si svolgono al di fuori del carcere, con risultati confortanti nel campo della prevenzione della recidiva e del reinserimento.

Dunque, la pena fuori dalle mura del carcere non è una pena minore né tantomeno simulata. Si tratta di un diverso strumento, più aderente al mandato costituzionale, che riduce i costi per la collettività. Per attuare tale mandato, però, secondo il sindacato, ci vogliono risorse e progettualità: il nuovo dipartimento di Giustizia minorile e di comunità deve essere implementato e i lavoratori messi in condizioni di svolgere il proprio mandato. Ed è ciò che il sindacato tenterà di dimostrare in questo viaggio nell'altra pena, parlando con le lavoratrici e i lavoratori, ascoltando le loro esperienze, ricostruendo le condizioni di lavoro, le difficoltà, ma anche l'importanza dei progetti svolti dai lavoratori del dipartimento di Giustizia minorile e di comunità per la società. Primo appuntamento a Milano, mercoledì 10 maggio, negli uffici per l'esecuzione penale esterna (Uepe): da lì, parte il viaggio della Fp Cgil #fuoriametà.