"Il caporalato delle false cooperative venuto alla luce nelle cronache di questi giorni nei campi e negli allevamenti romagnoli è anche figlio della deregolamentazione che è stata introdotta nel settore degli appalti in questi ultimi anni: continui interventi legislativi sulla responsabilità solidale dei committenti, per arrivare alla completa depenalizzazione del reato di somministrazione illegale di manodopera (Dlgs 8/2016)". È quanto afferma Umberto Franciosi, segretario generale Flai Emilia Romagna.

"Ci sono precise responsabilità politiche dei governi di questi ultimi anni, ma anche precise responsabilità delle imprese committenti (comprese le imprese agricole) che, attraverso discutibili appalti, si affidano ad imprese appaltatrici che offrono i loro servizi a prezzi stracciati, spesso con risparmi sul costo del lavoro che vanno oltre il 40%", sostiene il dirigente sindacale.

"Oltre allo sfruttamento del lavoro, in alcuni casi paragonabile alla schiavitù, c’è anche una enorme evasione fiscale e d’Iva che le innumerevoli indagini della Guardia di Finanza hanno portato alla luce in tutto il territorio nazionale: consorzi, cooperative o srl, con a capo semplici prestanome spesso stranieri con un curricula imprenditoriale lungo svariate pagine, fatturano all’impresa committente i loro servizi; l’impresa committente 'scarica' l’Iva, l’impresa appaltatrice (srl o falsa cooperativa) scompare dopo qualche annetto non versando le imposte dovute, compresa l’Iva che, nel frattempo, il committente ha incassato dallo Stato. Ecco il colossale affare che si nasconde dietro certi appalti!", prosegue Franciosi.

"I caporali catturati, spesso prestanome, probabilmente, non pagheranno nulla, perché non avranno nulla che possa essere aggredito patrimonialmente. Mentre i committenti rimangono sempre anonimi e grazie alle recenti modifiche legislative, continueranno a dormire sonni tranquilli, pagando sanzioni amministrative ridicole e cercheranno sulla piazza altre imprese appaltatrici a 'buon mercato' e continueranno a creare concorrenza sleale, mettendo in pericolo l’esistenza delle imprese che vogliono rispettare leggi e contratti", continua l'esponente Cgil.

"I caporali scoperti nell’inchiesta romagnola sono semplici pedine di un sistema di veri e propri 'cooperatifici', che stanno infestando tutte le zone d’Italia. Non c’è nessun settore che si possa ritenere escluso: dai campi alla logistica, passando dagli ospedali per finire nei macelli; da oltre sedici anni la Flai Cgil Emilia Romagna sta denunciando a tutte le istituzioni quanto sta avvenendo nella filiera agroalimentare della nostra Regione", aggiunge il sindacalista.

"Per garantire legalità negli appalti, è necessario sostenere l’azione degli organi inquirenti, ma anche individuare i cambiamenti legislativi che hanno permesso e stanno permettendo questa degenerazione nel nostro sistema produttivo. C’è un caporalato che si nasconde anche dietro l’intermediazione illegale di manodopera, attuata tramite appalti illeciti, utilizzato per abbassare il costo del lavoro e che crea una competizione selvaggia e illegale fra le imprese, come le recenti indagini dei Carabinieri, compiute nei campi e negli allevamenti romagnoli, hanno dimostrato. Le eccellenze delle nostre produzioni, la competitività delle nostre imprese, si salvaguardano se c’è il rispetto della legalità", conclude Franciosi.