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Aumentano le badanti che si rivolgono al sindacato per chiedere aiuto. A dirlo è la Cgil Padova, presentando una sentenza del Giudice del lavoro che ha condannato una cooperativa per violazione delle regole contrattuali verso una badante assunta con contratto di collaborazione e impiegata presso alcune famiglie. “Gli ultimi dati sul lavoro domestico nella nostra regione – dichiara la segretaria generale Alessandra Stivali – sono riferiti al 2014 e sono stati diffusi dall’Inps. C'è un incremento fortissimo del numero di famiglie che ricorrono alle lavoratrici domestiche. Se infatti nel 2005 si contavano 32 mila lavoratori domestici (di cui 9 mila italiani), siamo arrivati a 68 mila nello scorso anno (13.600 gli italiani). A Padova, i lavoratori impiegati nel settore sono circa 13 mila”.
Ogni anno sono circa un migliaio le badanti che chiedono aiuto al nostro sportello, spiega Cecilia De Pantz, segretaria generale Filcams Cgil Padova. "Sono donne esauste - dice la sindacalista - che lavorano ben oltre le 54 ore settimanali previste dal contratto nazionale. Persone che si trovano a contatto costante, spesso 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con anziani non autosufficienti e in condizioni difficilissime. Donne che si siedono di fronte a noi e che per prima cosa piangono. Donne che spesso sono in preda a vere e proprie crisi nervose, compresse tra una vita da recluse e il terrore di trovarsi in mezzo a una strada da un momento all'altro”. Di questo migliaio di casi sono circa 300 quelli che vedono una conciliazione o una vertenza vera e propria, e di questi circa 100 arrivano in un'aula del Giudice del lavoro.
Spesso le famiglie non hanno gli strumenti economici né informativi per rapportarsi correttamente con queste donne. Il ruolo del sindacato è spesso quello di risolvere, in via conciliativa, situazioni molto delicate. Ci sono poi casi in cui è inevitabile il ricorso al giudice, quando ad esempio finte cooperative si comportano scorrettamente e approfittano della situazione. “E' il caso – racconta De Pantz - della cooperativa Asap, ora sciolta e ricostituita sotto altro nome. La cooperativa aveva assunto una lavoratrice in contratto di collaborazione, evitando di pagare contributi e stipendio secondo il contratto nazionale di categoria. Il 9 febbraio scorso la coop è stata condannata a pagare un'indennità corrispondente a nove mensilità di retribuzione globale di fatto, al pagamento di 7.487 euro alla lavoratrice e a farsi carico delle spese processuali".
“Se in assenza di un welfare pubblico capace di tutelare i propri soggetti deboli – prosegue Stivali - le famiglie cercano di arrangiarsi come possono, emerge con sempre maggiore evidenza un sistema di cooperative, spesso evanescenti, che fanno dello sfruttamento delle operatrici il proprio modello di business. Così, anche quando una famiglia spera di trovare in una cooperativa il soggetto di appoggio che garantisca un rapporto di lavoro legale e rispettoso, le sorprese non mancano. Le lavoratrici vengono sfruttate, sottopagate o messe in condizione di subire veri e propri ricatti”. Oltre a difendere le lavoratrici, concludono le due sindacaliste, per andare "incontro alle famiglie ed evitare i rischi che si nascondono dietro al sistema privato di assistenza domiciliare agli anziani, il Caaf Cgil di Padova ha istituito un apposito sportello fiscale per assistere anziani e famiglie. Ogni anno i nostri Caaf gestiscono centinaia di richieste di informazioni o messa in regola”.