La sentenza odierna del Tribunale di Torino di condanna a 16 anni di Stephan Schmidheiny e Luis de Cartier de Marchienne, nell'ambito del processo Eternit, testimonia e conferma il disastro ambientale e il tributo di vite umane provocati dalla lavorazione dell'amianto a Cavagnolo e Casale Monferrato”: questo il commento del segretario generale della Cgil Piemonte, Alberto Tomasso, presente stamani nell'aula 1 del Tribunale durante la lettura del dispositivo.

È una sentenza esemplare che premia la caparbietà e la lotta dei cittadini, dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali e di quanti, in tutti questi anni, si sono battuti instancabilmente per ottenere giustizia per le vittime da esposizione da fibre di amianto, oltre che per la messa al bando di tali produzioni non solo in Italia (in cui lo sono dal 1992), ma anche in tutti gli altri paesi nel mondo, nei quali tuttora l’amianto si estrae, si lavora e i cui manufatti vengono venduti.

“Particolarmente significativo  – ha dichiarato Tomasso – l'indennizzo di 25 milioni di euro al comune di Casale Monferrato, dopo la decisione opportuna, anche se sofferta, del Comune di rifiutare la somma offerta da Schmidheiny, affinchè non si costituisse parte civile, mentre riteniamo che, per quanto riguarda il risarcimento di 100 mila euro, riconosciuto alle associazioni, ci sia stato uno squilibrio tra chi si è costituito parte civile per principio e l'Afeva (Associazione dei familiari vittime dell'amianto), da decenni impegnata a sviluppare una battaglia di civiltà, partendo da condizioni molto difficili.”

Mi auguro – ha concluso il segretario generale della Cgil Piemonte – che gli indennizzi destinati agli enti Locali vengano impegnati nella tutela e bonifica del territorio e nelle politiche della sicurezza del lavoro”.