Sciopero nazionale lunedì 20 aprile dei dipendenti Ericsson contro i 354 licenziamenti annunciati dalla multinazionale svedese. Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni rimarcano come il gruppo “stia portando avanti la quattordicesima procedura di licenziamento collettivo”. Una politica aziendale di tagli che a Genova, ad esempio, dove sono previsti 61 licenziamenti, negli anni “ha visto scendere i lavoratori da 1.200 unità a meno di 600”.

I sindacati chiedono alla Ericsson di “rendere noto il proprio piano industriale, chiarendo una volta per tutte qual è la sua idea di sviluppo e quali le ricadute occupazionali e produttive sui territori che la ospitano”. Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni rimarcano come “l’azienda neghi di attraversare una crisi: lo dimostri allora nei fatti con un’inversione di tendenza, ossia con un piano industriale volto allo sviluppo e non agli esuberi”.

Nel primo incontro tra azienda e sindacati sulla questione dei licenziamenti, avvenuto il 23 marzo scorso a Roma presso la sede di Unindustria, la multinazionale ha confermato la necessità di tagli “strutturali”, motivandoli con ragioni di “trasformazione” aziendale e perdita d’importanti commesse. L’azienda ha anche rifiutato sia ogni richiesta d’incontro al ministero dello Sviluppo economico sia l’utilizzo di ammortizzatori sociali.

I sindacati fanno notare che “non si è più in presenza di una ‘fisiologica’ taratura degli organici. Quando un’azienda ogni anno apre le procedure di licenziamento collettivo per svariate centinaia di persone, chiama decine e decine di consulenti per svolgere mansioni analoghe a quelle fatte internamente, non riesce a riposizionare la propria forza lavoro pur avendone la visibilità e il tempo, non si può negare la crisi”. Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni sottolineano, infine, che la multinazionale “ha a disposizione un management così pletorico che nel tempo cresce per effetto dei licenziamenti: un dirigente ogni dieci impiegati e quadri”.