Oggi, 10 febbraio, è il giorno delle assise unitarie dei delegati Eni di Filctem, Femca e Uiltec, a sostegno dello sciopero generale di otto ore di tutto il gruppo, in programma il 19 febbraio. In quella data è prevista anche una manifestazione nazionale a Roma. L'obiettivo è sempre lo stesso: contrastare la prospettiva di un forte ridimensionamento del gruppo in Italia. 

I sindacati hanno invitato a partecipare alle assise anche i presidenti delle regioni e i sindaci dei comuni interessati, per poter contare sull'adesione delle istituzioni locali, e così riuscire a “coinvolgere fattivamente il Governo nel cambiamento di un piano Eni che noi consideriamo scellerato”.

Il disegno di Eni resta infatti quello prospettato dai vertici del gruppo nel 2015: dismissione della chimica e di Gela, progressiva riduzione della capacità di raffinazione, cessione di Saipem e di Gas&Power. “In tal modo – aggiungono i sindacati –, Eni presenta interamente il conto della caduta del prezzo del petrolio al proprio Paese, incoraggiato anche dal tumultuoso e contradditorio dibattito sulle trivellazioni”. Il rischio è quello di consolidare ed estendere l'attività del colosso dell'energia al di fuori dal nostro Paese, concentrando il core business del suo fatturato prevalentemente all’estero, e  ridimensionando contemporaneamente il perimetro delle attività in Italia. 
 
I sindacati sono impegnati da mesi a contrastare questo progetto di destrutturazione e ad evitare il pericolo di depauperamento economico, ma anche ambientale, che provocherebbe nei siti e nei territori in cui oggi esiste una presenza industriale del gruppo.

Filctem, Femca e Uiltec, nei giorni scorsi, hanno anche illustrato al ministro dello Sviluppo economico le ragioni per le quali contrastano la cessione del 70% di Versalis al Fondo Sk Capital. Si tratta di un Fondo che non ha la forza necessaria per sostenere l'acquisizione di Versalis che rischia di venire indebitata e spezzettata, chiudendo una pagina importante, un pezzo di storia della chimica e dell'industria di questo paese.

“Dal 1953 – affermano le tre sigle –, Eni rappresenta un patrimonio di capacità industriale ed economica, di competenza professionale, di conoscenza tecnologica, sia in innovazione materiale che nei processi produttivi, che il nostro Paese non può perdere, ed è anche portatore di grandi responsabilità, in materia di recupero di compatibilità ambientali: tutto questo non può essere delegato a soggetti diversi dalla gestione pubblica dello Stato”.