Sindacati mobilitati anche in regione in vista dell’approvazione del Ddl scuola. Oltra a partecipare con le proprie delegazioni alla manifestazione nazionale in programma a Roma in concomitanza con il voto finale alla Camera, Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda del Friuli Venezia Giulia stanno organizzando iniziative di protesta anche a livello provinciale: tra quelle già indette per martedì 7 luglio, un presidio a Pordenone alle ore 10 davanti alla Prefettura, e uno a Udine alle ore 17 in piazzetta Belloni.

Sotto accusa una riforma che secondo i sindacati non risolve i problemi della scuola pubblica, a partire da quello degli organici, in forte sofferenza. Se da un lato c’è un’ovvia soddisfazione per le prime assunzioni previste dal decreto, la loro entità – 60mila a livello nazionale, che dovrebbero successivamente salire a 100mila, contro le 150mila che erano state prospettate dal Governo – non basterà a colmare le carenze di organico e a tutelare tutti i precari con almeno tre anni di anzianità, così come previsto dalla sentenza della Corte di Giustizia europea. Per quanto riguarda il Fvg, i 638 posti spettanti alle scuole della nostra regione in base alle tabelle del ministero corrispondono, secondo i sindacati, a non più di un quarto della platea di precari con i requisiti per l’assunzione. Sicuramente fuori i precari delle graduatorie di seconda e terza fascia, doppiamente penalizzati dal decreto, dal momento che a partire dall’anno scolastico 2016-17 non potranno più essere assunti se la loro anzianità supererà i tre anni.

Ad aggravare la situazione il blocco dei contratti, fermi al 2009, il taglio di ulteriori 50 posti in regione agli organici Ata e l’emergenza dirigenti, con il 30% dei plessi (52 su 172) in reggenza. «Su tutto questo il disegno di legge non interviene», denunciano i segretari regionali Adriano Zonta (Flc-Cgil), Donato Lamorte (Cisl scuola), Ugo Previti (Uil scuola), Giovanni Zanuttini (Snals) e Massimo Vascotto (Gilda), che criticano duramente anche l’impostazione generale e la filosofia della riforma. «Una riforma – denunciano – in base alla quale i privati potranno finanziare la scuola pubblica, mentre lo stato aumenta i finanziamenti a quella privata, e che concentra troppi poteri in mano ai dirigenti scolastici, con un’evidente riduzione degli spazi di partecipazione democratica nella scuola».