“La decisione di Coop Estense, 5.700 dipendenti sul territorio nazionale di cui 4.000 in Emilia Romagna, di disdettare tutti i contratti collettivi aziendali integrativi e di procedere con un regolamento interno che deroga le norme vigenti, è inaccettabile e degna dei più beceri atteggiamenti di un padronato stile anni 50 che mira a ricostruire margini di guadagno sulla pelle dei lavoratori”. Lo afferma in un comunicato Antonio Mattioli, responsabile Politiche Contrattuali della segreteria Cgil Emilia Romagna.

“Alla base della grave decisione che ha provocato un’immediata reazione della categoria con la proclamazione di un primo pacchetto di 8 ore di sciopero – prosegue Mattioli – c’è la volontà della Cooperativa di ridurre la retribuzione per i nuovi assunti e liberalizzare gli orari di lavoro. Oggi, nel 2012, con una disoccupazione giovanile al 36 per cento, con le retribuzioni tra le più basse d’Europa, con il perseverare di scelte finanziarie che definire azzardate è un eufemismo, anche la cooperazione si fa carico del ‘modello Marchionne’ e scarica sui lavoratori i costi della crisi e di scelte sbagliate, mandando a quel paese decenni di relazioni sindacali che hanno contribuito allo sviluppo di queste realtà”.

“In una regione come l’Emilia Romagna, dove solo 5 mesi fa è stato siglato il ‘Patto per uscire dalla crisi e per una crescita sostenibile’ da tutte le parti sociali, compresa la cooperazione, la decisione di Coop Estense – conclude il comunicato – non solo è grave ma deve essere osteggiata da tutti i soggetti, pubblici e privati, che hanno sottoscritto quel patto”.