"Negli ultimi anni c'è stato uno sviluppo molto forte delle imprese di call center: nel 2008 un vero e proprio balzo in avanti, poi con l'arrivo della crisi una battuta d'arresto solo parziale". Lo ha detto oggi (11 giugno) Roberto Monducci, capo del dipartimento Statistiche economiche e conti nazionali dell'Istat, in audizione alla Commissione Lavoro alla Camera, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui call center.

Monducci ha fatto il punto sul settore. "Nel 2012 - ha spiegato - l'occupazione è aumentata del 12% rispetto al 2008, oggi i call center impiegano 50mila addetti 'interni'. Registriamo poi un progressivo slittamento dell'occupazione dal Nord al Sud". Nel primo trimestre 2014 "l'occupazione è salita ancora. La cassa integrazione sta giocando un ruolo importante nel determinare le dinamiche occupazionali, dato che in questi anni il settore vi ha fatto ampio ricorso".

Poi il capitolo sul "personale esterno", che comprende i contratti a progetto. "Nel 2011 gli 'esterni' sfioravano il 40% - secondo l'Istat -, dunque l'uso di contratti flessibili è elemento caratterizzante per il settore. Ai 50mila interni vanno aggiunti 31mila lavoratori esterni alle imprese". Il rappresentante dell'Istituto ha poi parlato dei contratti. "Tra gli interni si rileva una quota di contratti a termine pari al 9,6%, una cifra bassa: i call center, per i loro lavoratori interni, applicano generalmente il contratto a tempo indeterminato".

Il problema arriva nei servizi alle imprese: "Qui i contratti a progetto toccano il 28% del totale. C'è quindi un dualismo dentro lo stesso settore, dove moltissimi lavoratori esterni sono inquadrati con contratti a progetto". Nei call center, infine, "troviamo una forte presenza di giovani, il 39% ha meno di 30 anni. La quota di occupati over 50 è intorno al 5%. Nel 2013 gli occupati presentano un livello di istruzione alto: oltre un terzo ha un diploma e un quinto ha un titolo universitario, un dato molto superiore rispetto agli altri settori", ha concluso Monducci. (edn)