Il governo discute per settimane di riforme del mercato del lavoro, di come modificare l'offerta, in un paese in cui quello che manca è la domanda di lavoro. Se ci fosse la piena occupazione, capirei un governo che discute di flessibilità in uscita e in entrata. Ma qui il problema è che il lavoro non c'è, mi pare una schizofrenia. E l'annuncio di Fiat sulla chiusura di altri due stabilimenti passa nell'indifferenza”. Intervistato dall’Unità, Pierre Carniti più che con Marchionne (“Ci sono sempre stati imprenditori un po’ eccentrici”, è il suo modo di liquidarlo) se la prende con Monti. “Di fronte all'annuncio della possibile chiusura di altri due stabilimenti italiani della Fiat, sono sconcertato dal silenzio del governo. Non capisco perché Monti non abbia chiamato l'ad Fiat per chiedergli conto di quelle affermazioni, per avere informazioni chiare sugli investimenti in Italia, su quei 20 miliardi che erano stati annunciati con "Fabbrica Italia" e poi sono spariti, sull'occupazione.

E sull’articolo 18, alla domanda se crede davvero che sia l'Unione europea a chiedercene la modifica, l’ex segretario della Cisl risponde. “lo non credo che il commissario agli Affari economici Olli Rehn sappia cos'è l'articolo 18, se questa richiesta c'è mi pare uno degli ultimi sussulti di una cultura liberista che pensa che i problemi si risolvono riducendo i diritti e i salari. Una ricetta che non ha mai funzionato in nessuna parte del mondo. Capisco che Monti, per ragioni di rapporti internazionali, voglia dare qualche contentino simbolico alla parte più conservatrice della Commissione Ue, ma non raccontiamoci che i problemi veri sono questi ...”.