"Ci auguriamo che il sistema del canone in bolletta, nonostante la complessità applicativa e l' impegno di tante società fornitrici, sia efficace nel contenere se non addirittura eliminare l'evasione. Tuttavia dalla lettura del testo della legge di stabilità attualmente in discussione al Senato si evince che le somme eventualmente recuperate non sarebbero interamente destinate alla Rai né al sistema dell'editoria, ma verrebbero destinate al fondo per la riduzione della pressione fiscale", "se questa scelta fosse confermata si determinerebbe una condizione di non trasparenza nei confronti dei cittadini rispetto all' effettivo contributo al servizio pubblico radiotelevisivo, assunto che il canone Rai è una tassa di scopo, il cui importo deve essere chiaramente identificato. Tra l'altro questa impostazione confermerebbe la possibilità che il canone effettivamente destinato alla Rai possa essere ulteriormente ridotto". Lo si legge in una lettera che le segreterie nazionali Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind-ConfSal, UsigRai e AdRai, hanno scritto a Matteo Renzi, Pier Paolo Padoan, Federica Guidi, Antonio Giacomelli, a Roberto Fico, presidente Commissione Vigilanza ed ai Gruppi parlamentari.

"Le risorse pubbliche assegnate alle televisioni pubbliche in Francia, Germania e Regno Unito sono nettamente superiori a quelle italiane: Italia 1,7 miliardi, Francia 3,6 miliardi, Germania 7,7 miliardi, Regno Unito 4,8 miliardi - prosegue la lettera -. Questo permette loro di avere un' offerta più ricca e variegata per i cittadini e di creare ricchezza ed indotto per i loro paesi tramite l' investimento nell'industria audiovisiva. Le risorse ulteriori che il pagamento del canone potrebbe fornire alla Rai darebbero all'Italia un servizio pubblico di maggiore qualità e competitivo in campo internazionale. Un Paese che vuole crescere ha bisogno di una grande servizio pubblico. Nella sostanza, dunque, si nega l'obiettivo dichiarato dal Governo di voler aumentare il 'tasso' di servizio pubblico della Rai. Inoltre resta intatto il tema centrale che attiene all' autonomia della Rai, visto che già nel 2014 sono stati sottratti 150 mln di euro a bilancio di previsione già concluso, e nel 2015 sono stati sottratti altri 85 mln di euro. L'incertezza dell'entità del finanziamento pubblico alla Rai pone oggettivamente l' azienda in una condizione di rischio di riduzione dell'indipendenza e di capacità progettuale editoriale ed industriale per il medio/lungo termine, tema questo peraltro già denunciato dalla Presidenza dell'Ebu, organismo che raggruppa le TV pubbliche europee".