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ROMA - “Due sì non per singole questioni, ma per rimettere questo paese sulle gambe sane della qualità del lavoro. Due sì per sapere che noi abbiamo bisogno di lavoro e di investimenti, abbiamo bisogno che i giovani entrino nel mondo del lavoro con i diritti. E allora, da questi due sì comincia una battaglia”. Così il segretario generale della Cgil Susanna Camusso a Tor Bella Monaca, quartiere periferico di Roma, in occasione della giornata di mobilitazione nazionale (cronaca, podcast) per i due referendum promossi dal sindacato contro i voucher e per la piena responsabilità solidale negli appalti.
Non è un caso che la campagna elettorale sia stata rilanciata da un quartiere difficile come Tor Bella Monaca, dove se vai in giro di notte in certe strade trovi ancora le vedette che controllano il territorio e il tasso di abbandono scolastico è il più alto della città. "La periferia – ha osservato in apertura il segretario generale della Cgil Roma e Lazio Michele Azzola – vive il lato peggiore del disagio, e lo fa con dignità. Per questo siamo qui, per ricordare anche il ruolo sociale del lavoro". “Ma affinché questa battaglia sia vinta – ha sottolineato Camusso – bisogna non avere paura e chiedere la data di convocazione del referendum. Non è obbligatorio votare 27 volte, si può fare insieme alle amministrative. Vogliamo la data e poter fare la campagna, ma la faremo comunque, non si illudano. L'abbiamo iniziata e la continueremo. Vogliamo dire a tutti quelli che vogliamo portare al voto che quel sì serva a immaginarsi un'altra Italia, serva a immaginarsi un'Italia che riparta dalle questioni del lavoro”.
Una manifestazione un po’ particolare, quella di oggi, rispetto alle solite, in cui dal palco i lavoratori hanno raccontato le loro storie di voucher e appalti (qui il focus di Rassegna). A Torbella – così la chiamano affettuosamente i romani – oggi c’erano i protagonisti dell’indotto Aeroporti di Roma e Alitalia (“non stabilizzano i precari e ormai pagano a voucher per risparmiare”); le lavoratrici delle pulizie degli ospedali e delle scuole di Tivoli (“alla nostra età siamo stanche, ogni cambio di appalto ci rubano i diritti, racconta Lidia). E tra le vertenze della capitale non può mancare Sky – che vuole trasferirsi a Milano lasciando per strada le maestranze – ma soprattutto Almaviva, per la quale la stessa Camusso ha rilanciato dal palco annunciando un fronte comune “per rimarginare la ferita aperta in tutto il mondo dei call center”.
Non è mancata dal leader della Cgil una stilettata all’esecutivo Renzi: “I numeri della disoccupazione e delle vertenze aperte parlano chiaro. Il governo dei mille giorni, come si è fatto chiamare, non ha fatto altro ogni giorno che proporre una nuova modalità per licenziare, come se quella fosse la soluzione per tutto. Ogni giorno la parola sdoganata è stata 'licenziamenti'. Si smetta di raccontare la storia che il Paese sta bene”. Non resta sullo sfondo, dunque, anzi torna in primo piano il terzo quesito proposto dalla Cgil ma bocciato dalla Consulta, quello sui licenziamenti: “Faremo la battaglia sull'articolo 18. Saremo a contestare licenziamento per licenziamento nelle aziende. Siamo pronti a intervenire su ogni vertenza, sia per i licenziamenti disciplinari che per quelli economici”, ha annunciato Camusso.