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“Sui voucher la Cgil ha sostenuto una battaglia a viso aperto, una battaglia pubblica, dicendo chiaramente quali erano le sue motivazioni e assumendosene la responsabilità. Non mi pare che attualmente ci troviamo in un contesto che ha le stesse caratteristiche”. Lo ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, aprendo la conferenza stampa di oggi, 26 maggio, a Roma, nell'ambito della protesta nazionale organizzata dalla confederazione contro il rischio di reintroduzione dei buoni lavoro mediante un emendamento alla manovra, attualmente in commissione Bilancio.
Nel frattempo, erano in corso in tutto il Paese le iniziative da parte del sindacato, che da giorni è in stato di mobilitazione permanente, con moltissimi presidi sui territori. Il tutto a poche settimane dall'abolizione dei voucher da parte del Parlamento.
“Il governo italiano è l'unico a non aver capito cosa stia succedendo - ha continuato Camusso -. La disintermediazione resiste solo in Italia, Macron ha subito convocato i sindacati. E infatti il messaggio delle nostre mobilitazioni è diretto proprio a Palazzo Chigi. Apprezziamo invece coloro che in parlamento hanno votato la norma di abrogazione e ora difendono quella scelta con coerenza. Ciò che vorremmo dire con chiarezza è però che un'uscita da questa situazione c'è: si chiama Carta dei diritti universali dei lavoratori, è stata presentata come legge di iniziativa popolare a suondi milioni di firme, e tra l'altro regola proprio le prestazioni occasionali che riguardano le famiglie, le uniche che vanno ancora regolate.”
Quindi esistono delle proposte concrete, “ma – ammonisce il leader Cgil - se qualcuno pensa di contrapporsi alla volontà espressa dai cittadini con le firme a sostegno dei quesiti referendari, noi continueremo la nostra battaglia”. Secondo Camusso, infatti, il rispetto delle regole democratiche del Paese “deve essere prioritario”. “Nessuna democrazia può legiferare eludendo la volontà dei cittadini – ha ammonito – , se vengono reintrodotti i voucher succederebbe proprio questo”. Se si dovesse fare una scelta “come quella che sembra profilarsi in queste ore”, quindi, la Cgil “per prima cosa ricorrerebbe alla Corte costituzionale”, e chiederebbe anche ragioni al presidente della Repubblica, “che è il garante della costituzione nel nostro Paese”.
Il secondo atto del sindacato sarebbe quello di “accompagnare la mobilitazione, con una grande manifestazione che si rivolgerebbe ai milioni di cittadini che hanno sottoscritto i referendum e la Carta”. Lo faremmo, ha continuato Camusso “con la massima nettezza e il massimo senso di responsabilità, perché non si tratta di temi marginali.”
Per quanto riguarda il tanto discusso “vuoto normativo” che l'abolizione dei voucher avrebbe creato, il segretario della Cgil è molto chiara: “Non c'è nessun buco. Esistono forme di somministrazione di lavoro, contratti a termine, e molte altre formule che prevedono diritti per i lavoratori. Le argomentazioni di chi pensa che il lavoro possa esser gratuito, pagato sempre meno e non professionalizzato, sono quindi finalizzate al ledere i loro diritti. Lo sanno bene anche le imprese, che hanno già cominciato ad applicare altre forme di lavoro regolamentate. Chi vuole reintrodurre i voucher con un altro nome, perciò, vuole solamente utilizzare forme di lavoro non regolare”.
Rispondendo alle domande dei giornalisti in chiusura di conferenza stampa, Camusso ha aggiunto che il testo dell’emendamento è arrivato alla Cgil solo per vie informali: “Alcuni parlamentari lo hanno fotografato in commissione, altrimenti non avremmo avuto modo di conoscerlo, non essendoci stata alcuna comunicazione ufficiale”. Il segretario Cgil ha poi sottolineato come risulti “curioso” che il governo, che con un suo decreto ha portato all’abolizione dei voucher, non difenda ora la sua scelta legislativa e che, anzi, sia proprio un consigliere di palazzo Chigi l’estensore della proposta che fa rientrare dalla finestra quello che era uscito dalla porta appena un mese fa.