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Sciopero nazionale e notte bianca, oggi, per i lavoratori dei call center. Le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno infatti deciso di dichiarare la seconda giornata di sciopero nazionale del settore, con una manifestazione che si tiene oggi a Roma. L'iniziativa si svolge nell’ambito di un evento più ampio, una vera e propria notte bianca dei call center, in cui le organizzazioni sindacali hanno invitato il mondo della cultura, dello spettacolo, della società civile e della politica per incontrare e confrontarsi con i lavoratori e a solidarizzare con loro nella dura vertenza che li contrappone al governo.
Corteo a Roma, dove dalle 19.00 sul palco allestito a piazza del Popolo si alterneranno interventi di lavoratori, personalità, tra le quali la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso e numerosi musicisti provenienti da tutta Italia.
La manifestazione e lo sciopero hanno motivazioni molto chiare. Mentre la vertenza che vede contrapposte British Telecom e Accenture con 262 licenziamenti non ha ancora trovato una soluzione, E-Care ha annunciato la volontà di procedere alla chiusura della sede milanese con il licenziamento di oltre 500 persone. Nelle prossime settimane, poi, la chiusura delle gare di Enel, Comune di Roma e il continuo ribasso delle tariffe praticato dai clienti porterà all’avvio di ulteriori centinaia di dipendenti.
Secondo i sindacati, quanto sta accadendo era stato previsto e preannunciato tanto che il Governo aveva avviato, nel mese di giugno, un tavolo di crisi per il settore. In tale occasione le organizzazioni sindacali avevano evidenziato come, l’errata trasposizione della Direttiva Europea 2001/23 sulla tutela dei lavoratori, con la mancata estensione delle tutele previste dall’articolo 2112 del c.c. in occasione della successione o cambio di appalti ha creato in Italia un vuoto normativo che consente di creare crisi occupazionali esclusivamente per ridurre il salario dei lavoratori e ridurne i livelli di diritti.
A ciò si aggiungono gli incentivi per le nuove assunzioni già oggi previsti dalla legislazione, legge 407/90, per le regioni del sud che prevedono il mancato versamento contributivo per i primi tre anni.
“Il combinato disposto delle due norme crea le crisi occupazionali odierne – affermano Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom- che non sono determinate da un calo dell’attività lavorativa, ma unicamente dall’opportunità concessa al committente di cambiare liberamente il fornitore del servizio senza essere tenuto a garantire la continuità occupazionale a quei lavoratori che già prestavano la propria attività.