Tutti i lavoratori del gruppo ArcelorMittal si fermano per 24 ore a partire dalle 7 di questa mattina (venerdì 8 novembre). Lo sciopero è stato dichiarato da Fim, Fiom e Uilm e arriva poche ore dopo l'incontro tra Conte e sindacati – terminato in nottata –  che si è svolto al termine di una giornata convulsa in cui il premier era anche salito al Quirinale per riferire a Mattarella. Nella stessa serata di ieri, a Porta a Porta, nel ribadire le sue critiche al gruppo franco-indiano, il primo ministro ha detto che tutte le ipotesi sono in campo, anche la nazionalizzazione. Certo è che, senza passi avanti con l'azienda, tra 28 giorni gli stabilimenti ex Ilva torneranno nelle disponibilità dei commissari.

L'azienda “ha posto condizioni provocatorie e inaccettabili, e le più gravi riguardano la modifica del piano ambientale, il ridimensionamento produttivo a quattro milioni di tonnellate, la richiesta di licenziamento di 5 mila lavoratori, oltre alla messa in discussione del ritorno al lavoro dei 2 mila attualmente in amministrazione straordinaria”. Così Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil nel dichiarare lo sciopero. 

Fiom, Fim e Uilm, anzitutto, chiedono all'azienda “l’immediato ritiro della procedura”. E sollecitano il governo sia “ad assumere atti forti e inequivocabili in difesa del futuro del polo siderurgico più importante d’Europa” sia a non concedere ad ArcelorMittal “alcun alibi per disimpegnarsi, ripristinando tutte le condizioni in cui si è firmato l’accordo del 6 settembre 2018, che garantirebbe la possibilità di portare a termine il piano ambientale nelle scadenze previste”. Per i sindacati le condizioni “devono includere lo scudo penale, limitato all'applicazione del piano ambientale, e il ritiro di qualsiasi ipotesi di esuberi”.

Il vertice Conte-sindacati
Al tavolo erano presenti i ministri Patuanelli, Di Maio, Costa, Boccia, Catalfo, Bellanova, Speranza, Provenzano e il sottosegretario Turco. Per i sindacati c’erano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil e di Fim Fiom e Uilm. Presente anche il governatore della Puglia Emiliano e il sindaco di Taranto Melucci. Al tavolo anche il direttore generale di Confindustria.

"Dobbiamo restare uniti in questo passaggio che si annuncia complesso". Questo, secondo fonti citate dalle agenzie di stampa, l’invito che Conte avrebbe rivolto. Il premier avrebbe riferito di aver proposto a Mittal di "aprire subito un tavolo per fare di Taranto un hub internazionale per la transizione energetica", proposta che non è stata accolta. Conte avrebbe poi detto che il governo sarebbe stato pronto a mettere anche delle risorse per la bonifica del territorio ma anche questa prospettiva non è stata raccolta da ArcelorMittal. "Ritengo - avrebbe osservato Conte - che questa dismissione sia cominciata da un po' di tempo". Conte ha quindi proposto un tavolo permanente sullo stabilimento siderurgico, per preservare un polo “strategico per il Paese”.

"Auspico – ha aggiunto - che non ci siano differenziazioni di colore politico, tra autorità nazionali e locali, con i sindacati e le associazioni di categoria. Oggi rinnovo l'appello: tutto il sistema Italia deve rispondere con una voce sola, senza polemiche o sterili disquisizioni che non hanno nessuna rilevanza esterna".

Ripristinare lo scudo penale e riflettere su un eventuale ingresso del pubblico nell'attuale società. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, al termine dell'incontro, ha sintetizzato la posizione della confederazione parlando coi giornalisti. "Serve dare un segnale e ripristinare lo scudo penale, facendo rivivere il decreto del 2015 che riguardava anche i Commissari e che aveva una caratteristica precisa, che valeva in generale, senza fare favori a nessuno con norme che prevedevano come in tutte le situazioni di crisi chi subentrasse non dovesse essere responsabile di ciò che non ha fatto. Mi sembra una cosa di buon senso", ha spiegato Landini al termine dell'incontro.

Non solo. Per la Cgil "sarebbe importante che, oltre a dire di far rispettare il piano, l'esecutivo mettesse sul piatto la possibilità di entrare con Cdp, o in un'altra forma, dentro l'attuale società". “Oggi la battaglia è quella di far cambiare idea a Mittal e che non sia accettato che si fermi la produzione di acciaio e che si perda una attività di questa natura", conclude Landini.

"Il premier Conte ha aperto l'incontro di oggi con le istituzioni e le organizzazioni sindacali annunciando che il tavolo sull'ex Ilva sarà permanente, considerata l'eccezionalità della vertenza. Conte ha detto che sarà  avviata una cabina di regia per affrontare la vertenza e tutelare il sistema industriale di tutto il Paese. Mentre la Fiom ha chiesto al governo di convocare urgentemente il tavolo sindacale, di togliere l'alibi dello scudo penale e di richiamare l'azienda al rispetto degli accordi". Lo rende noto Francesca Re David, segretaria della Fiom Cgil. "ArcelorMittal pensa di riscrivere l'accordo prevedendo i 5mila esuberi e dimezzando la produzione di acciaio. Abbiamo fatto una lunga trattativa per arrivare all'accordo del 6 settembre 2018, e per tenere insieme piano industriale, piano ambientale e la tutela dell'occupazione. È inaccettabile pensare che una grande multinazionale come ArcelorMittal pensi di stracciare quell'accordo. Un intervento pubblico in situazioni come questa serve a dare certezze ai lavoratori di tutti gli stabilimenti del gruppo, all'industria del Paese e al risanamento ambientale", conclude Re David.

Ultimo aggiornamento: 08/11/2019, ore 08:00