“Ben venga l'incontro che però, lo dico, potrebbe non essere risolutivo. Io porterò con Mittal una posizione molto chiara: non ci sono giustificazioni di voler dismettere”. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte riferendosi all'appuntamento odierno con Lakshimi Mittal, ceo e presidente di ArcelorMittal. A quanto apprende l'Adnkronos, ci sarà anche l'amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia Lucia Morselli al tavolo a Palazzo Chigi con il premier e il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli. Nell'ultimo vertice, dall'esito negativo, c'erano Lakshmi Mittal e Aditya Mittal, padre e figlio, rispettivamente ceo e cfo di Arcelor Mittal.

Conte ha voluto anticipare ieri quello che dirà durante l’incontro di oggi: “Caro signor Mittal, abbiamo preso atto dell’atto di recesso che è stato notificato ai commissari e dell’iniziativa giudiziaria che ArcelorMittal ha avviato presso il tribunale di Milano. Questo per noi è inaccettabile, non ci sono giustificazioni per voler dismettere l'attività. C’era un contratto vigente, in corso – ha sottolineato – quindi la premessa è cancelliamo questo e se c’è un ravvedimento e discutiamo. Siamo disponibili a un negoziato se c’è la volontà di mantenere gli impianti".

“Non si può non apprezzare l'impegno del governo per tentare di raddrizzare il piano inclinato su cui si è collocata la vicenda dell'ex Ilva e a cui hanno contribuito sia gli atteggiamenti irresponsabili e inaccettabili di ArcelorMittal, sia gli atti e i comportamenti contraddittori e incauti del governo stesso. Quello che però deve essere chiaro è che non deleghiamo a nessuno la rappresentanza dei lavoratori del gruppo”. Così in una nota Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile siderurgia, nel ribadire quanto affermato un paio di giorni fa in una lunga intervista a Rassegna.

“Se si pensa di presentare al sindacato un'intesa preconfezionata tra il governo e ArcelorMittal, che metta in discussione i vincoli e la struttura dell'accordo del 6 settembre 2018, magari aprendo alla possibilità di dichiarare qualche migliaio di esuberi, è bene sapere e far sapere che questa soluzione non è per noi accettabile, né tantomeno praticabile”, attacca il sindacalista. “In troppi stanno continuando a ballare cinicamente sul ‘Titanic’, mentre le scorte di materie prime si stanno esaurendo e si sta avvicinando il punto di non ritorno di spegnimento degli impianti. Continuiamo a chiedere un incontro urgentissimo tra le parti per conoscere l'effettivo stato della trattativa con ArcelorMittal e per evitare che si generino equivoci e spiacevoli sorprese: il sindacato non delega la sua funzione di rappresentanza”, termina la nota.

Andrà invece deserto l’incontro con i sindacati fissato dall'azienda sempre per oggi. Fim, Fiom e Uilm hanno infatti preannunciato che non si presenteranno perché ritengono che sia senza fondamento la procedura avviata da ArcelorMittal per 'restituire' l'ex Ilva. I sindacati metalmeccanici dicono basta e, in un documento unitario, chiedono la mobilitazione generale in difesa del sistema industriale nazionale,

La posizione della Cgil è stata ribadita dalla vicesegretaria generale della confederazione Gianna Fracassi: “Chiediamo, come abbiamo chiesto al presidente del Consiglio e al ministro Patuanelli il rispetto dell'accordo da parte dell'azienda, tra l’altro firmato solo un anno fa, per cui anche se le condizioni internazionali del commercio sono cambiate, ArcelorMittal era consapevole nel momento in cui ha sottoscritto quell'accordo. Valuteremo cosa accadrà in queste ore – prosegue – dopo il consiglio dei Ministri e dopo l'incontro con l'azienda”. In ogni caso “non condividiamo un'impostazione che preveda esuberi e di chiudere Ilva con tanto indotto”, che “significa non rispondere non solo a migliaia di lavoratori, ma non dare un futuro al nostro Paese un futuro sul versante acciaio, con ricadute in altre lavorazioni. Ilva è strategica – conclude – ed è strategica la produzione dell'acciaio, un Paese manifatturiero come il nostro non si può permettere di perderla”.

Tra le migliaia di lavoratori dell’indotto col fiato sospeso a Taranto ci sono anche gli edili. Per questo i sindacati provinciali di categoria di Cgil, Cisl e Uil hanno scritto ieri all'Ance (associazione costruttori edili che fa capo a Confindustria), all'associazione degli industriali e al Prefetto di Taranto, Antonella Bellomo. “Vogliamo testimoniare il disagio tra i lavoratori edili, a cui viene impedito l'accesso in fabbrica, per il perdurare del blocco nelle portinerie appalti di ArcelorMittal Italia di Taranto” da parte delle aziende dell'indotto che reclamano il pagamento delle fatture. Nella nota i segretari di Fillea Cgil, Francesco Bardinella, di Filca Cisl, Antonio Delle Noci e di Feneal uil, Antonio Guida, chiedono “il pagamento immediato delle retribuzioni dei lavoratori, di mettere in campo tutte le iniziative utili affinché sia consentito ai lavoratori di recarsi sul proprio posto di lavoro, e di farsi carico di tutte le giornate in cui ai lavoratori e' stato impedito l'accesso allo stabilimento”.