Assocarta e Slc, Fistel e Uilcom hanno inviato una comunicazione congiunta al rappresentante permanente dell’Italia presso l'Ue, Carlo Calenda, al viceministro dello Sviluppo economico, Ivan Scalfarotto, al direttore generale per la Politica commerciale internazionale, Amedeo Teti, in occasione del convegno odierno, organizzato a Bruxelles dalla Dg commercio della commissione Ue sugli strumenti di difesa commerciale contro la Cina. Il potenziale riconoscimento dello stato di economia di mercato (Mes) alla Cina, che l’Unione europea potrebbe riconoscere nel dicembre prossimo, comporterebbe un rischio di perdita di 25.000 addetti (incluso l’indotto) solo per la filiera italiana della carta stampa editoria e trasformazione.

“Se l’Ue riconoscesse tale status alla Cina – evidenzia Paolo Culicchi, presidente di Assocarta –, gli impatti della conseguente perdita di efficacia degli strumenti di difesa commerciale sarebbero devastanti per l’industria cartaria europea, in particolare per quella nazionale. Il settore cartario italiano, con 19.500 addetti (40.000, incluso l’indotto) e un fatturato di 7 miliardi, rappresenta il primo anello di un’importante filiera produttiva, che ha un’occupazione complessiva diretta di 197.000 addetti, e un indotto di circa 490.000, per un totale di 687 mila unità”. La filiera ha prodotto nel 2015 un fatturato di oltre 30,6 miliardi.

"Se alla Cina venisse riconosciuto lo status di economia di mercato (Mes) dall’Ue l’attuale sovraccapacità produttiva cinese di carta (circa 21 milioni di tonnellate, di cui due di carte grafiche), sussidiata dallo Stato, verrebbe riversata sull’Europa, considerato che paesi come gli Usa hanno già rinnovato importanti imposizioni daziarie sull’import di alcune tipologie di carta dalla Cina, utilizzando con molta efficacia e tempestività i propri strumenti di difesa commerciale", denunciano i sindacati.

"I sussidi statali permetteranno alle aziende cinesi di abbattere sensibilmente i prezzi dei propri prodotti cartari 'uccidendo', di fatto, i competitor dei paesi verso cui esportano. Ne sono prova i numerosissimi provvedimenti antidumping e antisubsidy, non solo europei, vigenti nei confronti della Cina. E una volta annientato il patrimonio industriale dei competitors, i fornitori cinesi potranno praticare prezzi ben superiori a quelli attuali", proseguono le sigle di Cgil, Cisl e Uil della comunicazione.

La perdita occupazionale, stimata dall’Economic policy institute, nello studio dello scorso settembre per l’intero settore della carta e dei prodotti in carta europeo sarebbe di quasi 15.000 unità, pari a 2,3 posti di lavoro ogni 100. Per il settore cartario italiano, significherebbe almeno 5.000 posti di lavoro diretti in meno (oltre il 25% dell’occupazione attuale), che raddoppiano considerando l’indotto. Allargando l’analisi alla filiera cartaria nazionale, la perdita può essere stimata in 25.000 addetti, incluso l’indotto (quasi 4 posti di lavoro ogni 100).

Sempre secondo lo studio Epi, inoltre, sarebbero ingenti le ulteriori perdite occupazionali, derivanti da possibili effetti indiretti degli aumenti d'import dalla Cina di prodotti oggetto di dumping, legati all’inevitabile calo della domanda di prodotti nazionali e individuabili in minori investimenti in capitale e in ricerca e sviluppo: 647.000 posti a rischio per il settore carta e prodotti in carta in tutta Europa, di cui almeno 70.000 in Italia, pari a più del 10% del totale.