Giornata decisiva oggi (venerdì 21 settembre) per la vertenza Air Italy. Nell’incontro col governo previsto al ministero dei Trasporti, cui i sindacati non sono stati invitati, la compagnia aerea (nata dalla fusione con Meridiana e controllata dalla Aqa Holding, joint venture di Alisarda e Qatar Airways) dovrà infatti confermare o meno il trasferimento di 51 lavoratori dal Centro operativo di controllo di Olbia (Sassari) a Malpensa. Il cambiamento di sede dovrebbe partire dal 1° ottobre prossimo. In occasione del vertice la Filt Cgil ha organizzato stamani un presidio all'esterno del dicastero. I sindacati, inoltre, hanno convocato uno sciopero di 24 ore per il 1° ottobre.

“L'esclusione dei sindacati è una vergogna e una totale mancanza di rispetto nei confronti dei lavoratori Air Italy e del popolo sardo”, ha detto il segretario generale della Filt regionale Arnaldo Boeddu: “Con lo spostamento del tavolo dal ministero dello Sviluppo economico a quello dei Trasporti è evidente il tentativo da parte del governo di derubricare la vicenda Air Italy da tassello d’investimento per lo sviluppo del territorio a questione aziendale. Anche perché all'incontro non sono stati invitati le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo che ha permesso l'ingresso del Qatar, garantendo il rilancio di un'azienda dal futuro incerto, né la Regione Sardegna”.

Per la Filt Cgil la vertenza Air Italy “riguarda tutta l'isola e non si limita ai soli 51 lavoratori trasferiti. Ma vede prossimi e ulteriori trasferimenti di assistenti di volo e vede centinaia di lavoratori che attendono di essere reintegrati grazie al tanto sbandierato sviluppo che tarda ad arrivare per mancanze aziendali”. Nei giorni scorsi la Cgil della Gallura ha posto l'accento sul dramma dei lavoratori in procinto di trasferirsi. “Dei 51 dipendenti, oltre il 50 per cento ha più di 50 anni, nessuno è under 30”, ha scritto la segretaria Luisa Di Lorenzo: “Ad avere figli sono in 27, e dovranno decidere se portarli con loro o lasciarli a Olbia o in altri paesi della Gallura, dove hanno sempre vissuto. Una decisione stavolta particolarmente odiosa, soprattutto perché il trasferimento da Olbia a Milano non è necessario”.

I sindacati contestano i “licenziamenti mascherati da trasferimenti”, ma anche la sostanziale “delocalizzazione” delle attività finora realizzate in Sardegna, che aprirebbe le porte alla definitiva migrazione della base operativa e commerciale della compagnia aerea nell’aeroporto lombardo. “L’azienda ritiri i 51 trasferimenti del personale di terra. I dipendenti possono materialmente continuare a prestare la propria opera dall’attuale sede di lavoro, senza oneri a carico dell'azienda e alcun pregiudizio funzionale”, commentano Filt, Fit, Uiltrasporti e Ugl, temendo che la riduzione della forza lavoro in Sardegna possa essere “solo una fase propedeutica che nel corso del tempo andrebbe ad ampliare la platea dei trasferimenti. Ciò costituirebbe un indebolimento per l’intero sistema del trasporto aereo sardo, che invece va rafforzato e potenziato”.

I sindacati condividono l’esigenza della compagnia “che l’hub principale di riferimento, per lo sviluppo dell'azienda, debba essere lo scalo di Malpensa, ma tale crescita deve riguardare tutti gli hub, compreso la Sardegna”. La scelta di Air Italy, nei fatti, per le categorie del trasporto aereo “trasformerebbe i trasferimenti in veri e propri licenziamenti, su un territorio che ha già dato tantissimo sotto il punto di vista dei sacrifici occupazionali, anche nello specifico dell'azienda in questione, al momento della fusione di Meridiana e Air Italy”. Filt, Fit, Uiltrasporti e Ugl evidenziano anche che “in questi anni la compagnia ha beneficiato di ammortizzatori sociali a carico della collettività, proprio allo scopo di favorire un percorso di rilancio dell'occupazione nel territorio sardo”.