La schema è purtroppo ben noto, un grande marchio internazionale come Adidas che decide di delocalizzare parte della sua attività dall'Italia e per farlo taglia posti di lavoro. Il colosso mondiale dell’abbigliamento sportivo ha annunciato infatti lo scorso dicembre 41 licenziamenti nel nostro Paese, di cui 35 nella sede del centro direzionale di Monza (che ospita 277 addetti, in larghissima parte impiegati), quattro a Roma e due a Padova.

Oggi, 22 gennaio, è in programma un nuovo incontro sindacale nella sede milanese di Confcommercio, mentre domani pomeriggio è stato proclamato uno sciopero di 4 ore con presidio sotto il Pirellone a Milano, in occasione dell’audizione dei rappresentanti sindacali e dell’Adidas in commissione Attività produttive della Regione Lombardia.

Al momento, la rigidità dell'azienda sui tagli, che peraltro, secondo il sindacato, è in netto contrasto con la situazione molto positiva di crescita aziendale a tutti i livelli, ha reso impossibile il negoziato. “Rispetto alla nostra richiesta di mantenere le attività lavorative in Italia sfruttando la possibilità dei collegamenti tecnologici e delle diffuse sinergie tra i gruppi dei vari paesi, l’azienda continua a fare orecchie da mercante – spiega Matteo Moretti, della Filcams Cgil di Monza e Brianza –. Per questo consideriamo indispensabile ampliare il livello di confronto con i manager e con le istituzioni, a partire dal livello della Regione Lombardia, dove si concentra il maggior impatto occupazionale (35 persone) e dove è situata la sede italiana”.

“Abbiamo richiesto all’azienda di poter conoscere le proposte aziendali di incentivazione economica per consentire ai lavoratori di valutare percorsi di uscita e accompagnamento alla pensione – continua Moretti –. L’azienda ha dichiarato la disponibilità a riconoscere le medesime proposte di incentivazione della precedente procedura di licenziamento chiusa a gennaio 2019 e di voler predisporre una proposta complessiva per coloro che dovessero mostrarsi disponibili al trasferimento in Portogallo. Su tale tematica abbiamo dichiarato all’azienda che devono essere mantenute le ‘bocce ferme’ e si devono interrompere le iniziative di trasferimento delle competenze verso il Portogallo”.

Il sindacato ha anche richiesto la possibilità di maggior apertura alle uscite volontarie, ampliando il perimetro aziendale senza limitarlo a una stretta fungibilità con le posizioni individuate in esubero da Adidas. “Per evitare l’impatto traumatico sulle persone – insiste Moretti – si dovrebbe prevedere il ricorso a percorsi di formazione, per consentire il raggiungimento delle competenze necessarie a ricollocare i profili che potrebbero essere salvaguardati. Su questo aspetto – aggiunge – abbiamo chiesto uno sforzo importante all’azienda. Altro tema che abbiamo segnalato è la possibilità del ricorso alla riduzione dell’orario di lavoro sia su base volontaria, sia attraverso il ricorso ad ammortizzatori sociali, per una gestione conservativa dell’occupazione”, conclude il sindacalista.