Alla Fp Cgil di Bergamo la soddisfazione oggi è solo a metà: il presidente della Provincia, Matteo Rossi, ha appena annunciato che la stabilizzazione dei 54 lavoratori di Abf (l'azienda bergamasca che organizza, gestisce e tiene corsi formativi; collabora con soggetti ed enti accreditati nella provincia per realizzare progetti a sostegno dell’occupazione e della formazione professionale; promuove progetti innovativi e sperimentali per favorire l’occupazione e realizzare utili ed efficaci servizi al lavoro; diffonde e realizza attività di formazione lungo tutto l’arco della vita del lavoratore; risponde alle richieste specifiche di aziende, enti e privati nell’ambito di formazione, orientamento, accompagnamento e sostegno al lavoro) si farà, ma non subito. Dunque, non secondo quanto previsto da un accordo sindacale del 2011, che poneva come data limite il 1° settembre 2015, cioè domani. “Accogliamo con favore le stabilizzazioni, ma per il prossimo mese questi lavoratori avranno di nuovo un contratto a tempo determinato. Poi, sembra, dovrebbe partire quello a tempo indeterminato” ha spiegato Dino Pusceddu, della Fp provinciale.

Tra i sindacati e l'ente interamente controllato dalla Provincia negli ultimi mesi i rapporti non sono stati dei migliori: a metà maggio le tre sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil avevano avviato lo stato di agitazione, svolto un presidio e proclamato uno sciopero, in particolare contro un ipotetico taglio di 44 posti su un organico di 326 lavoratori, tra amministrativi, tutor, docenti, personale ausiliario, insegnanti per disabili, personale per l’inserimento professionale al lavoro negli 8 centri della Provincia orobica (Curno, Clusone, Albino, Bergamo, San Giovanni Bianco, Trescore, Castel Rozzone, Treviglio). “All’avvio dell’anno scolastico di questi tagli, tra l’altro, ancora non sappiamo nulla con precisione, nonostante la Regione Lombardia abbia finalmente messo a disposizione le risorse, prima mancanti, attraverso un assestamento di bilancio”, prosegue il dirigente sindacale.

C’è anche un'altra questione ad impensierire il sindacato: “Anche contando le future stabilizzazioni (che non partiranno prima di un mese), Abf continuerà a non rispettare i limiti imposti dal decreto Poletti sul lavoro a tempo determinato: i lavoratori con contratti a termine, infatti, superano il 20% del totale, tetto previsto dalla legge. Avevamo chiesto di aumentare il numero di stabilizzazioni per evitare, nel caso di controlli, di dover incorrere nelle sanzioni e per poter usufruire della decontribuzione contenuta nella legge di Stabilità 2015, che scadrà a fine dicembre”, conclude l'esponente Cgil.