Oggi è il giorno dello sciopero generale della scuola. Lo hanno dichiarato Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola Rua, Snals Confsal e Gilda che si sono dette "assolutamente insoddisfatte" dell'esito della riunione al ministero dell'Istruzione dove è stato convocato l'organismo di conciliazione dopo la proclamazione dello stato di agitazione deciso nei giorni scorsi. Se ne dà notizia su Collettiva.it. nell'articolo di Stefano Iucci:

Le organizzazioni sindacali hanno espresso "forti preoccupazioni per la ripresa delle attività didattiche per il prossimo anno e per lo stato delle relazioni sindacali". Oltre alla mancanza di risorse per la ripartenza a settembre con la scuole in sicurezza, i sindacati non condividono le scelte fatte nel Dl scuola, in discussione in Parlamento, rispetto alla stabilizzazione dei 24.000 precari con almeno 36 mesi di servizio. La soluzione trovata nella mediazione politiche (docenti in cattedra ancora da precari a settembre e poi successivamente il concorso straordinario) per le cinque sigle non è adeguata: si avranno ancora tantissime supplenze in un anno che, in piena emergenza, sarà fondamentale per la scuola italiana.“La discussione sulla ripartenza della scuola è importante ma in grave ritardo”, hanno dichiarato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini e il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli. Lo sciopero di oggi ha l'obiettivo di sollecitare il governo a fare le scelte necessarie non solo per la riapertura in presenza a settembre nella massima sicurezza, ma per rimettere la scuola al centro delle priorità del paese. “Servono quindi risorse immediate per assunzioni straordinarie al fine di garantire la riduzione degli alunni per classe, obiettivo che riguarda non solo il distanziamento, ma la qualità della scuola”. Sono necessari investimenti in edilizia oltre quelli già previsti. “Superare la precarietà nella scuola è allo stesso tempo obiettivo fondamentale", hanno aggiunto, chiedendo un provvedimento normativo organico sulla ripartenza della scuola e un protocollo di sicurezza.Della scuola parla oggi anche il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini che rilancia le proposte delle Regioni in una intervista a Repubblica: “Servono più insegnanti per riaprire le scuole” (Silvia Bignami a pagina 7). “Per la scuola 1,5 miliardi non bastano. Ne servono più del doppio». Oltre tre miliardi insomma. Da spendere soprattutto per «assumere i docenti». Perché «tutti quelli che occorrono vanno presi». Lo sostiene Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia-Romagna e presidente della conferenza delle Regioni. Dopo aver chiesto un incontro urgente a Roma sui nodi ancora da sciogliere, a nome di tutti i colleghi presidenti, Bonaccini avverte: «Sia chiaro che l'Italia non riparte davvero se non riparte la scuola».Su La Stampa, a proposito di scuola, da segnalare un intervento di Paola Mastrocola sull’importanza di ripristinare le modalità scolastiche nornali: Mi fa paura la scuola digitalizzata, l’importanza di tornare in classe. (pagina 27 con inizio in prima pagina).

Cgil, Cisl e Uil attendono risposte Le Segreterie nazionali di Cgil, Cisl, Uil hanno deciso di chiedere un incontro al presidente del Consiglio, con il duplice obiettivo di esplicitare, da un lato, le modifiche e i miglioramenti da apportare al decreto Rilancio, in discussione in Parlamento, a partire dalla proroga del blocco dei licenziamenti e del prolungamento degli ammortizzatori sociali e del sostegno al reddito, oltre alla certezza della ripresa dell’attività scolastica in sicurezza. Dall’altro, Cgil, Cisl e Uil rivendicano la realizzazione di un progetto condiviso e di un protocollo d’intesa con la partecipazione di tutte le forze sociali e produttive per la crescita e un nuovo sviluppo del Paese. Le priorità su cui agire sono le seguenti: lo sblocco e la definizione di nuovi investimenti per realizzare le necessarie infrastrutture materiali e immateriali, comprese le reti digitali; una riforma fiscale complessiva a partire dal contrasto all’evasione; la definizione di una nuova politica industriale e di sviluppo ecosostenibile, anche con l’utilizzo delle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea per un nuovo modello di sviluppo che individui i settori e le attività strategiche per la crescita del Mezzogiorno e del Paese e per un’occupazione stabile e di qualità; la riforma degli ammortizzatori, politiche attive e contrasto alla precarietà; il rafforzamento delle politiche sociali - a partire da una legge sulla non autosufficienza -, dell’istruzione, della formazione, della sanità e della previdenza, con la conseguente valorizzazione del lavoro pubblico, da un lato, e delle pensioni dall’altro; il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro pubblici e privati, e conseguente detassazione degli incrementi contrattuali.

Troppi lavoratori in attesa di ammortizzatori sociali

Su Repubblica l’impegno del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, al pagamento della cassa integrazione a chi ancora non l’ha ricevuta. Per il presidente, l’istituto di previdenza e assistenza è in grado di pagare i 420 mila assegni sospesi entro venerdì. Ma per le aziende la cifra è sottostimata, visto che le richieste di ammortizzatori sociali sono più di un milione. (servizi alle pagine 3 e 4).A proposito di lavoro su La Stampa da segnalare due approfondimenti sulle crisi industriali. Ilva, la rabbia degli operai: ridateci i Riva (servizio a pagina 8) e i 210 operai della filiera dell’autonomobile che rischiano di perdere il lavoro ad Asti (a pagina 9).Sull’ex Ilva si parla anche sul Corriere della Sera (a pagina 8)  che conferma lo sciopero: “Monta la protesta ad ArcelorMittal: le sigle dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato 24 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo per martedì 9 giugno, in concomitanza con l'incontro tra le segreterie nazionali e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Lo sciopero esprime una prima protesta contro il nuovo piano industriale dell'azienda che prevede oltre 3.000 esuberi su 10.700 occupati. Le organizzazioni sindacali hanno spiegato in una nota di «ritenere inaccettabile il piano industriale presentato dall'azienda al governo il 5 giugno». E di «rivendicare con forza la piena occupazione, gli investimenti e il risanamento ambientale oggetto dell'accordo sindacale del 6 settembre 2018» Lo stabilimento di Taranto dell'ex Ilva. II gruppo ArcelorMittal ha annunciato un piano che prevede 3.300 esuberi. Domani lo sciopero Cgil-Cisl-Uil.

Sul Secolo XIX ha parlato ieri la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David: “Lo Stato non può gestire Ilva da solo, ma se Mittal pensa di usare risorse pubbliche per fare i suoi interessi se ne vada e troveremo altri partner». Francesca Re David rivendica il ruolo del sindacato nelle scelte di politica industriale: «Non siamo quelli che gestiscono la cassa integrazione e basta». Ha avuto modo di vedere il nuovo piano industriale? «No, non lo abbiamo mai visto, né ora né a marzo quando governo e Mittal hanno fatto l'accordo davanti al Tribunale di Milano. Avevamo visto qualche slide in cui si menzionavano l'introduzione dei forni elettrici accanto al ciclo integrale, il raggiungimento di 8 milioni di tonnellate di produzione annua, e poi l'idea che sarebbe entrato in società il pubblico, non si capiva se con Cassa depositi e prestiti o Invitalia». L'accordo governo-Mittal del 4 marzo parlava già di 10.700 addetti a regime. «E già quello non andava bene, perché tagliava fuori i lavoratori rimasti in Ilva As che sono invece garantiti dall'accordo sindacale del 2018, che per noi resta valido». Ora il piano di ArcelorMittal scende a 7.500 addetti: 3.200 meno dei 10.700 e almeno 4.000 in meno rispetto al totale dei garantiti dall'accordo sindacale (..a pagina )

Sanità, il piano di assunzione con i fondi Mes

I problemi della sanità sono sintetizzati nel titolo di apertura del Messaggero che parla di un progetto da 20 miliardi di euro per costruire nuovi ospedali e assumere 23 mila medici. Il Pd preme sul presidente del Consiglio Conte affinché l’Italia dica sì ai finanziamenti europei con il Mes. Entro questa sera si dovrebbe stabilire le linee guida dell’intervento. Anche il Sole 24 ore apre con i problemi della sanità e con le scelte già fatte dal governo a prescindere dai fondi Mes. Il titolo è problematico a proposito dei medici; “La nuova sanità arruola infermieri, ma delude i medici di base”. Secondo la mappa delle assunzioni previste, il cardine del piano saranno proprio gli infermieri e in particolare quelli dedicati alle cure domiciliari. Il Sole 24 ore è in grado di anticipare la mappa delle assunzioni provincia per provincia. La dote per il piano nazionale è di 1,26 miliardi che saranno investiti in nuove centrali operative regionali, l’istituzione di nuovi numeri d’emergenza come il 116: ma per il giornale di Confindustria rimane tutto aperto il capitolo dei medici di famiglia (servizi alle pagine 2 e 3). Sempre a proposito di sanità, ma questa volta dal punto di vista della cronaca e degli scandali, da segnalare il caso Report che andrà in onda questa sera. I giornalisti della trasmissione d’inchiesta hanno scoperto un conflitto di interessi in Lombardia dove il presidente avrebbe permesso una commessa regionale alla ditta del cognato e delle moglie. La notizia viene rilanciata questa mattina sulla prima pagina del Fatto Quotidiano che rivela di essere stato minacciato dallo stesso presidente Fontana, che oltre a pensare già alla querela ha diffidato la Rai di mandare in onda il servizio di Report. “Fontana minaccia Report e il Fatto e si contraddice” è il titolo del quotidiano diretto da Marco Travaglio.

Cara Europa ti scrivo. Lettera di cinque Paesi sui migranti

L’Italia, insieme ad altri quattro Paesi europei, Grecia, Spagna, Malta e Cipro, ha inviato una lettera alla Commissione europea per chiedere le “quote obbligatorie”. La decisione è nata dal nuovo allarme sull’attivazione dei flussi migratori dalla Libia da dove gli ultimi report ufficiali prevedono partenze intorno alle 20 mila persone. Il Viminale ha registrato già in queste ore più di 5000 approdi nonostante la sospensione delle attività delle Ong (Fiorenza Sarzanini a pagina 2 del Corriere della Sera).

Bolsonaro, il censore: niente dati sul coronavirus

L’oscuramento dei dati. In Brasile oltre 670 mila positivi, ma il governo di Bolsonaro impone la censura. (Marta Serafini sul Corsera, p.16). Sul sito dell’HuffingtonPost italia il titolo: “Coronavirus, superati 400 mila morti in tutto il mondo, in Brasile Bolsonaro ordina lo stop dei dati”: Fa molto discutere la decisione del Brasile, secondo Paese più colpito dal Covid-19 al mondo, di oscurare il sito web del ministero della Sanità con la mappa dei nuovi contagi e da ieri di non pubblicare nuovi dati su contagi e decessi. Da alcuni giorni, la loro pubblicazione era stata spostata dalle cinque del pomeriggio alle dieci di sera. Il Presidente Jair Bolsonaro ha spiegato che “i dati cumulativi non riflettono il momento in cui si trova il Paese. Stiamo adottando altre azioni per migliorare la comunicazione del numero dei casi e la conferma delle diagnosi”, ha aggiunto. La mossa ha suscitato l’ira di molti critici e una dura reazione da parte delle autorità sanitarie regionali. In questo modo, secondo molti, il presidente Jair Bolsonaro cerca di nascondere il vero impatto della malattia sulla popolazione. “Il tentativo autoritario, insensibile, disumano e antietico di rendere invisibili i morti di Covid-19 non avrà successo”, ha annunciato il Consiglio nazionale dei ministri della Salute, l’organizzazione che riunisce queste autorità. 

Italia, l’aria che tira in politica. Commenti e sondaggi

Sul fronte della politica da segnalare l’iniziativa di oggi de La Stampa che decide di dedicare la sua prima pagina a Matteo Salvini intervistato da  Amedeo La Mattina: “La spallata di Salvini. Conte vada a casa, alle urne a ottobre”.

Su Repubblica Stefano Folli parla invece delle debolezze e dei punti di forza di Giuseppe Conte che pare abbia perso definitivamente la sponda del Pd: “E’ bastata la vaga ipotesi — lasciata circolare senza conferme né vere smentite — secondo cui il presidente del Consiglio ha in animo di dar vita a un partito personale, ed ecco che il Pd comincia a mostrarsi insofferente verso Giuseppe Conte e le sue iniziative. Fino a poco tempo fa Zingaretti, ma non solo lui, giudicava il premier «il punto di riferimento dei progressisti». Adesso l'avvocato pugliese è diventato un tipo non del tutto affidabile, da incalzare perché faccia presto con le politiche di sostegno agli italiani e non perda tempo con le coreografie ricche di effetti speciali e povere di sostanza quali gli "Stati generali dell'economia"…Nello stesso tempo però il Pd dopo aver dato un primo stop sui tempi, accetta l’idea degli Stati Generali dellì’economia ma con modalità diverse come si legge nel retroscena dai Carmelo Lopara sempre su Repubblica (p. ): “Stati generali, si cambia.Il governo porterà un piano Invitata anche l'opposizione Si terranno da giovedì a sabato. Il premier ha accettato la richiesta dem di preparare un documento di proposte condivise da discutere con le parti sociali.(…) Alla fine questo risultato Conte lo porta a casa. Pur con un'articolata opera di mediazione. La tre giorni ci sarà, ma non a partire da lunedì come avrebbe voluto l'inquilino di Palazzo Chigi, ma solo a partire da giovedì. Per chiudersi col sipario a lui più caro..una conferenza stampa, forse sabato, in pompa magna a fine lavori. E se inizieranno tre giorni dopo è perché il capo del governo ha accettato di presentarsi all'appuntamento con una piattaforma di proposte da offrire alle parti sociali. Il premier lavorerà dunque con i ministri e i capi delegazioni di Pd, M5S, Iv e Leu alla stesura della piattaforma con la quale andrà al cospetto di Bonomi (Confindustria), Maurizio Landini (Cgil) e di tutti gli altri rappresentanti delle categorie. Coi sindacati, anche Confcommercio, Confesercenti, Confagricoltura, Pmi, eccellenze del mondo delle start-up, oltre che «menti brillanti» quali Renzo Piano o Tito Boeri e altri economisti. (…)

Sul fronte dei sondaggi da segnalare su La Stampa il commento di Alessandra Ghisleri sullo studio di Euromedia Research secondo cui l’indice di fiducia nei confronti di Conte risulta in calo al 43,4%, quello del governo al 34,2%. Scende anche il gradimento della Chiesa, mentre la magistratura fa registrare un vero e proprio tondo. “La ripartenza aumenta il malumore: un italiano su due boccia il governo” (a pagina 3)

Nel frattempo continua il dibattito sul ruolo dello Stato in Economia. Dopo vari interventi autorevoli a favore di un ritorno forte dell’economia pubblica (Romano Prodi per esempio), il Corriere della Sera di oggi da spazio ad una posizione critica, quella di Angelo Panebianco: “La nuova ondata statalista”. Sempre sul Corsera da segnalare altri due interventi su argomenti diversi. Quello della scienziata Ilaria Capua che invita a difendere la salute degli anziani (p.10). E quello di Milena Gabanelli e Luigi Offeddu nella rubrica Dataroom dove si parla del divario tra ricchi e poveri che sta crescendo (p.17)

Su Repubblica da segnalare Ilvo Diamanti sul ruolo di Giuseppe Conte al quale conviene in questo momento non avere un suo partito. Lorenzo D’Albergo torna a parla della Roma anti razzista in piazza per Floyd e per chiedere lo Ius soli (p.17)

 

AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI

Per un quadro completo degli appuntamenti della Cgil nazionale e della Cgil nei vari territori vedi l’agenda sempre aggiornata di Collettiva.it: https://www.collettiva.it/agenda/