Prime pagine
Le principali aperture sono dedicate al vertice europeo di ieri durante il quale è intervenuto i presidente del Consiglio, Mario Draghi. Non ci possono essere scuse o giustificazioni di nessun tipo da parte delle aziende inadempienti sui vaccini. Gli accordi sono accordi e vanno sempre rispettati. A maggior ragione quando si tratta della salute pubblica e dell’esito di una lotta al virus sempre più difficile.  E sì perché nel frattempo, nonostante le aspettative più ottimistiche, i contagi sono in risalita. “Pochi vaccini, l’attacco di Draghi” è il titolo del Corriere della Sera: Il premier al vertice europeo rilancia l’ipotesi di “dare priorità alle prime dosi” In Italia sfiorati ieri i 20 mila positivi, con otto regioni che rischiano il salto del colore (Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini a pagina 6). Netto anche il titolo del Sole 24 ore: “Vaccini, Draghi lancia la linea dura Ue”. Il giornale degli industriali parla della reazione della Ue alle troppe e sconcertanti bufale delle aziende. Bruxelles si prepara a dare lo stop all’export per le aziende che non rispettano gli impegni sulle forniture. “Duro intervento di Draghi: accelerare la produzione, basta inadempienze. A causa dei ritardi Draghi avrebbe detto di non essere a favore della donazione di dosi ora”. L’Unione Europea si appresta a lanciare un passaporto sanitario entro l’estate. Esplicito anche il titolo di apertura di Repubblica: “Draghi: la Ue cambi passo, una dose di vaccino a tutti”. Il premier chiede una diversa strategia nella produzione e somministrazione delle fiale. A differenza del Sole 24 ore che parla di un possibile blocco all’export per le aziende inadempienti, Repubblica è più cauta: “Nessun bando all’export. Accordo solo su lancio del “certificato verde” che consentirà i viaggi degli immunizzati. Anche il Messaggero parla di pandemia, ma da un’angolazione diversa: “Il balzo dei contagi: ventimila, ma il Cts dice sì a cinema e teatri”. Gli esperti sono per la riapertura dei luoghi della cultura nei territori in giallo. Anche il Giornale di Sallusti rilancia l’attacco di Draghi, “Fuori i vaccini”, che chiede inflessibilità nei confronti delle aziende in ritardo. La proposta di Silvio Berlusconi: produciamoli in Italia. Lotta al  virus in primo piano anche sul Manifesto che cita un titolo di una nota canzone di Paolo Conte: “Onda su onda”. La curva sale, in otto regione terapie intensive oltre la soglia critica. Bologna in arancione scuro. La Lombardia epicentro della terza ondata. L’Istituto Superiore di Sanità: variante inglese più contagiosa del 37%. Ma per Salvini il problema è salvare la Pasqua, scontro nella maggioranza. Per quanto riguarda allo scontro con le aziende inadempienti, il Manifesto è critico sull’esito del vertice di ieri: L’Ue litiga con le aziende dei vaccini, ma la proprietà intellettuale non si tocca. Su Repubblica Claudio Tito spiega perché la Ue non può perdere questa sfida. Per quanto riguarda la questione della produzione nazionale di vaccini, il Sole 24 ore ci dà conto dell’incontro di ieri tra il ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti e Farmindustria: “Verso un polo pubblico-privato per produrre vaccini in Italia” (Michele Bortoloni e Carmine Fotina a pagina 3). Finanziamenti per la ricerca e innovazione, contratti di sviluppo, partecipazione pubblica secondo "il modello Reithera". Ci sono varie opzioni in campo – scrivono Fotina e Bortoloni - per imbastire un piano per la produzione di vaccini. Il primo incontro tra il governo e Farmindustria non è risolutivo ma pone le basi per la costruzione di uno schema di cui si tornerà a parlare mercoledì sempre al ministero dello Sviluppo economico. Nel frattempo l'associazione delle industrie farmaceutiche completerà il suo censimento delle aziende che possono partecipare, ce ne sarebbero almeno una decina disponibili, con una avvertenza: la filiera italiana potrebbe riconvertirsi più rapidamente soprattutto per la seconda fase di produzione dei vaccini, confezionamento e infialamento, meno per la prima fase («bulk») durante la quale si produce la miscela e perla quale servono apparecchiature costose come i bioreattori. L'obiettivo è provare ad allargare il prima possibile la capacità produttiva dei vaccini esistenti almeno per la coda dell'epidemia di quest'anno oltre a prepararsi per le vaccinazioni che molto probabilmente si dovranno ripetere nei prossimi anni”. Intanto la cronaca registra problemi gravi e ingiustizie. Sulle pagine di Napoli e della Campania del Corriere del Mezzogiorno si parla della sospensione del vaccino per gli anziani (p.2). A Napoli le dosi Pfizer non bastano per gli over 80. La Asl 1 rassicura: la vaccinazione riprenderà dal 3 marzo. 

I vaccini su Collettiva
Sul sito di Collettiva.it si propone un approfondimento sulla questione spinosa dei brevetti dei vaccini. Carlo Ruggiero riporta le opinioni di due economisti Antonio Nicita e Ugo Pagano.  Della necessità di liberarsi dalla schiavitù dei brevetti e della strategia contro la pandemia che si dovrebbe adottare in Europa parla la segretaria confederale della Cgil, Rossana Dettori intervista da Roberta Lisi 


L'addio ad Attanasio e Iacovacci
Sulle prime pagine la cronaca dei funerali che si sono svolti ieri a Roma in onore dell’ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci. Su Repubblica scrive Concita De Gregorio: “Due famiglie e un solo dolore, non erano eroi, sono angeli”. Sullo stesso giornale da segnale il reportage di Piero Del Re dal luogo dell’agguato: “Ritorno sulla strada del sangue dove comandano i predoni”. Molto spazio ai funerali anche sul Messaggero che riporta le parole drammatiche di Zakia Seddiki, moglie dell’ambasciatore assassinato: “Luca tradito da chi gli era vicino”. L’ultimo sms di Attanasio: “Ti amo amore mio e mi mancate”. Nel rapporto dei servizi si parla dell’agguato mentre il convoglio guidato da Attanasio stava pagando il pedaggio (Cristina Mangani a pagina 11). Pesante denuncia anche su La Stampa: “nel 2018 Attanasio chiese il raddoppio della scorta, ma gli dissero di no”. “Ora qualcuno ci dica il perché”, è il titolo dell’articolo di Alberto Simoni. 
Un altro argomento molto presente sulle prime pagine riguarda la costituzione della squadra di governo con vari critiche che si alzano contro la scelta dei sottosegretari. Se ne parla in particolare su La Stampa (“Il subgoverno dei peggiori”, Andrea Malaguti) e sul Fatto Quotidiano: “Ma Draghi lo sa chi ha nominato?” Il giornale diretto da Marco Travaglio parla di “sotto mostri, vice impresentabili e incompetenti”. 

La ricetta Bonomi sui licenziamenti
Una lettera del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, viene ospitata oggi da Repubblica: “Smettiamo di dire sempre no”, un appello contro la politica dei veti incrociati. “..Perché per riforme adeguate a cominciare da quella del lavoro, degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive – scrive Bonomi - il momento di deciderle è ora, mettendo da parte le liturgie esasperanti che in passato ci hanno resi incapaci. Per avviarle bastano pochi giorni, di confronto costruttivo a oltranza, tutti insieme allo stesso tavolo. Tutti siamo chiamati a cambiare: atteggiamento, metodo e disponibilità. Non è una necessità che investe solo i partiti e la politica. L'unità di cui ha parlato il presidente Draghi, ottenendo l'amplissima fiducia del Parlamento, è il vero spirito nazionale di una riscossa a cui ogni forza sociale e culturale del Paese deve sentirsi oggi chiamata. Nei primi giorni del governo Draghi questa profonda consapevolezza non sembra ancora manifestarsi. Ma è un'Italia fondata sui poteri di veto, quella che ci ha impoverito e tagliato le ali ancor prima della pandemia. Abbandonare questa patologia non è facile per i partiti: eppure destra, sinistra e antisistema hanno tutti, nel tempo, compartecipato a governi che hanno fallito. ”Per quanto riguarda il blocco dei licenziamenti, Bonomi propone una norma transitoria per superare il blocco e arrivare alla riforma del mercato del lavoro con una maggiore incisività delle politiche attive. Ne parla Nicoletta Picchio sul Sole 24 ore a pagina 5. Per il presidente di Confindustria c’è urgenza di fare delle scelte perché il blocco non si può prorogare sine die e non può tradursi in un blocco delle assunzioni. “Nessun imprenditore – spiega Bonomi – sta pensando allo sblocco dei licenziamenti per poter usufruire della possibilità di mandare a casa le persone”. La Cgil conferma intanto la sua posizione: proroga del blocco dei licenziamenti e avvio della discussione per la riforma degli ammortizzatori. Il sistema non è in grado di assorbire gli effetti di quella che rischia di trasformarsi in una vera e propria “bomba sociale”. Lo ha ribadito ieri il segretario generale Maurizio Landini che ha partecipato alla manifestazione dei lavoratori del trasporto aereo.

Cinquantamila posti di lavoro a rischio
La cifra riguarda solo il settore dei trasporti come spiega Mario Pierro sul manifesto. “Seicento lavoratori del trasporto aereo hanno manifestato ieri a piazza Montecitorio a Roma e hanno chiesto tutele sociali e un piano di rilancio per un settore messo in ginocchio dalla pandemia mondiale. Alitalia, Air Italy, Norwegian, Ernst, Blue Panorama, ma anche aeroporti, handlers, catering e indotto. Filt Cgil Cisl e Uiltrasporti hanno avanzato la proposta dell'apertura dello stato di crisi del settore e l'istituzione di un tavolo di coordinamento tra i quattro ministeri competenti: Sviluppo Economico, Trasporti, Lavoro ed Economia. Sono oltre 50 mila le persone che rischiano di perdere il lavoro. Il loro settore, ancora prima della pandemia, ha avuto un sviluppo abnorme a livello globale basato sulla precarizzazione. Il blocco della mobilità per il Covid ha precipitato la situazione. In Alitalia sono in ballo 11 mila posti di lavoro e il nuovo governo ha appena iniziato a lavorare sul dossier più impegnativo che ci sia in questo momento. Per Airitaly ci sono 1450 persone senza un posto di lavoro e va rinnovata la cassa integrazione e va trovata una prospettiva industriale. Su questa azienda c'è stata una proposta da un fondo inglese. C'è anche Norwegian che ha messo per strada la settimana scorsa 300 lavoratori italiani. I sindacati hanno incontrato l'ambasciata norvegese e chiedono risposte. E ci sono anche tutti i lavoratori che garantiscono i servizi a terra: nell'handling, nel catering, nelle gestioni aeroportuali. Sono in cassa integrazione. Prospettive nere. “Non è arrivata ad oggi ancora alcuna convocazione - ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini in piazza Montecitorio - Serve che i vari ministeri coinvolti in questa operazione attivino un tavolo complessivo. E sotto gli occhi di tutti che non è una crisi passeggera. Servono anche la conferma del blocco dei licenziamenti e allo stesso tempo un percorso per una riforma vera di tutto il sistema degli ammortizzatori sociali nel nostro paese». Oggi è previsto un vertice tra i ministeri dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e Trasporti e dell'Economia che affronterà l'emergenza Alitalia. Alla riunione, presso la sede del Mise, è prevista la partecipazione di Giancarlo Giorgetti e del titolare del Mit Enrico Giovannini. Sul sito di Collettiva si racconta la manifestazione di ieri con un video di Simona Caleo  e un servizio di Davide Colella.

Intanto si continua a morire in cantiere
Il segretario generale della Fillea Cgil, il sindacato dei lavoratori delle costruzioni, Alessandro Genovesi, parla sul manifesto con una intervista a cura di Massimo Franchi (p.7). “Con il governo Conte II eravamo riusciti a mettere a segno obiettivi importanti nella conversione del decreto Semplificazioni diventato legge a settembre, primo fra tutti il Durc di congruità: il documento unico di regolarità contributiva applicato a tutte le imprese – spiega Genovesi - Si tratta di un meccanismo che senza burocrazia - perché è tutto on line - consente di favorire l'emersione: applicato nel cratere del terremoto del centro Italia nel 2020 ha consentito di far emergere una massa salariale di 70 milioni di euro per la Cassa edile e effetti simili ha avuto in Umbria, unica regione a avere una legge in materia. Cosa manca perché il Durc di congruità sia applicato in tutta Italia? Manca il decreto attuativo. La legge chiedeva al ministero del lavoro di emanarlo entro 60 giorni. Con il ministro Catalfo era partito un tavolo di confronto ma la crisi ha bloccato tutto. Ora chiediamo al nuovo ministro Orlando di farlo al più presto. Anche perché nel frattempo con Feneal Uil e Filca Cisl e tutte le parti datoriali - Ance, Confindustria, cooperative e piccole imprese di Confapi-abbiamo sotto- scritto un avviso comune proprio sul Durc di congruità. Se c'è volontà politica può essere un punto di partenza per una rapida approvazione. II Durc di congruità porterebbe all'emersione del «nero» e quindi permetterebbe per esempio ai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriale (Rlst) di conoscere cantieri e lavoratori dando più sicurezza. Oltre a combattere l'evasione come chiesto da Draghi. Non è la vostra unica proposta per migliorare la situazione, chiede Franchi. “No. Ne abbiamo altre due quasi storiche. La prima è la patente a punti per le imprese edili che era già prevista dal decreto legislativo 81 del 2009 ma che non è mai stata attuata Come per la patente di guida, ogni azienda parte da 30 punti e ne perde se ha infortuni e incidenti per propria responsabilità- lavoratori senza caschetto, ponteggi non a norma - allo stesso modo guadagna punti se investe in sicurezza e formazione. Se l'azienda azzera i punti è temporaneamente bloccata a partecipare agli appalti mentre nelle gare a parità di offerta economica vince chi ha più punti nella patente. Così si premiano le imprese virtuose e cultura di sicurezza. Le Imprese invece finora in caso di infortunio addirittura morti sul lavoro non pagano dazio. No. E questo ci porta alla terza proposta: l'aggravante lavoro sull'omicidio colposo…”.

Altre segnalazioni da Collettiva.it
Oltre l'apertura sui vaccini e ai servizi sulla mobilitazione dei lavoratori del trasporto aereo di cui abbiamo parlato sopra, da segnalare nello spazio dedicato ai territori una buona notizia, la storia di un lavoratore casellante di Sestri Levante raccontata da Giorgio Sbordoni . Nella rubrica Buona Memoria si parla dell'utimo governo prima dell'avvento del fascismo. Il 26 febbraio del 1922 si insedia l'esecutivo guidato da Luigi Facta, di fatto l'ultimo prima dell'avvento del fascismo in Italia. Il 28 ottobre, infatti, si consumerà la marcia su Roma e inizierà il ventennio subito macchiato da crimini orribili come l'omicidio di Giacomo Matteotti  Lo racconta Ilaria Romeo

Gli appuntamenti in agenda
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti, vedi l’agenda sul sito della Cgil  e l’agenda di Collettiva