Non si placa la protesta degli oltre 120 lavoratori di Sixtema, l’azienda di servizi informatici con stabilimento principale a Modena che il 29 gennaio ha licenziato sette dipendenti senza alcun preavviso e senza aprire un tavolo negoziale coi sindacati per tentare di affrontare una situazione aziendale che nessuno, fino a quel momento, avrebbe potuto immaginare.

A seguito di una prima protesta organizzata immediatamente il giorno successivo ai licenziamenti, le lavoratrici ed i lavoratori si sono riuniti in assemblea il 1° febbraio per discutere della situazione e per esternare la preoccupazione ed il malessere che ormai li tormentano da giorni.

L’assemblea si è chiusa con il voto unanime a favore del mantenimento dello stato di agitazione e di un pacchetto di tre ulteriori giornate di sciopero, la prima delle quali da tenersi martedì 6 febbraio, con presidio nel cortile dell’azienda (via Malavolti, 5) dalle ore 11 alle ore 12 per svolgere un’ulteriore assemblea sul futuro aziendale a fronte di una situazione che, a molti, non appare più sicura e trasparente come prima, e per esprimere una forte preoccupazione per il clima generale che si è venuto a creare.

Un clima di pessimismo generato dalle modalità con le quali l’azienda ha deciso di intimare il provvedimento di licenziamento. Un atto ritenuto grave dai colleghi non solo perché ha scavalcato le normali relazioni industriali che, da sempre, caratterizzano la vita lavorativa in Sixtema, sin da quando questa era ancora una delle società in pancia al mondo Cna, ma anche per le modalità utilizzate.

“Sarebbe emerso - dice Alessandro Santini della Filcams Cgil Modena con delega nazionale alla vertenza il coinvolgimento dei licenziamenti su tre siti produttivi (Modena, Firenze e Ancona) - che i lavoratori erano stati convocati per una sorta di riunione di settore che non lasciava intendere nulla sulle finalità che si sono poi materializzate in quel contesto”.

I lavoratori licenziati hanno raccontato di aver appreso soltanto all’inizio della riunione il vero motivo della convocazione per poi sentirsi leggere uno a uno la lettera con cui venivano licenziati in tronco.

“Una situazione che ci è stata descritta in modo terribile - continua Santini - un metodo che definiremmo violento per quello che ha scatenato nei lavoratori, un’umiliazione che nessuno merita di dover vivere sul proprio luogo di lavoro”. Il sindacalista riferisce poi di aver appreso che nel momento dei licenziamenti fosse presente anche una responsabile di Infocert, azienda madre di Sixtema con la quale compone una della tante attività di Tinexta, l’azienda quotata in borsa a capo di un gruppo da più di 20 aziende e oltre 2.500 dipendenti.

“Non siamo ancora riusciti a capire l’utilità della presenza di Infocert in quel contesto - continua il sindacalista della Filcams-Cgil - Da Infocert, che su internet sta inserendo annunci di ricerca del personale in posizioni molto simili a quelle tagliate da Sixtema, ci aspetteremmo un atteggiamento che porti ad una collaborazione tra le varie aziende del gruppo e non una posizione di coordinamento nei licenziamenti. Stessa cosa che ci aspettiamo da Tinexta, gruppo che ha di recente confermato la grande crescita di tutti i suoi dati economici e finanziari e che avrebbe potuto essere di supporto ad una situazione come quella che si è verificata in Sixtema”.

Sembra chiaro che la vertenza non si fermerà in tempi brevi e Filcams Cgil e Rus vogliono lanciare il segnale alla società tutta, fino ai vertici della “casa madre”, che le lavoratrici ed i lavoratori non staranno ad attendere l’evoluzione degli eventi rimanendo con le mani in mano, ma si opporranno con forza ad atteggiamenti che si sottraggono al normale confronto sindacale e che ledono la dignità della persona e del lavoro.

“Non ci devono essere dubbi - afferma Alessandro Santini - sul fatto che le lavoratrici ed i lavoratori si batteranno per avere il rispetto della loro dignità e per avere risposte chiare sul loro futuro. Siamo pronti a scioperare davanti ad ogni sede, anche quella di Tinexta se necessario, perché nessuno dovrebbe tollerare le modalità usate in questa situazione, tanto più una società con tanto di codice etico sventolato in più occasioni perché di etica, questa volta, non ne abbiamo vista”.