Il primo incontro tra azienda e sindacati si è concluso con una fumata nera. Adesso si aspetta il secondo, previsto per mercoledì 23 gennaio. La situazione della Hammond Power Solutions di Marnate (Varese), società attiva nella produzione di trasformatori ad alta tensione, è ancora molto grave. Sul tavolo l’annuncio della multinazionale canadese, comunicato il 18 dicembre scorso, di chiudere l’impianto entro il prossimo marzo, procedendo al conseguente licenziamento dei 40 dipendenti.

La decisione, motivata dalla proprietà con un cambio di strategia aziendale (la fuoriuscita dal mercato italiano e, in prospettiva, da quello europeo) e divulgata direttamente dall’amministratore delegato della società Bill Hammond, è fortemente avversata dai sindacati. “Tutto è accaduto in modo veloce e inatteso”, spiegano Rino Pezone (Fiom Cgil) e Ilaria Campagner (Fim Cisl): “Dopo l’assunzione di un nuovo dipendente il giorno prima, gli auguri di buon Natale e la volontà di modificare il contratto di lavoro in senso migliorativo, è arrivata la doccia gelata. Ma non si cancella un'impresa tirando una riga, come se fosse una mera voce di un elenco. Qui ci sono persone con famiglia, ma c'è anche la storia di un'azienda presente sul territorio da 40 anni”.

Il vertice di lunedì 14 gennaio ha fortemente deluso Rsu e sindacati. “Riteniamo insufficienti le risposte fornite sulle reali motivazioni riferite alla decisione presa di chiusura”, spiegano in una nota: “Ancora più grave è che non ci sia ancora una risposta ufficiale sia sul ritiro dei licenziamenti sia sul ritiro della procedura di fine attività, indipendentemente da eventuali proposte di vendita in atto”. I lavoratori, riunitisi il giorno seguente in assemblea, hanno comunque deciso di dare fiducia all’azienda, permettendole di effettuare le consegne degli ordini. “L’incontro del 23 gennaio – concludono Fiom e Fim Varese – è cruciale per avere risposte serie e certe. Se così non fosse, dal giorno successivo partiranno delle azioni di mobilitazione”.