Il 24 settembre scorso, al primo incontro al ministero dello Sviluppo economico, l’annuncio: le perdite sono eccessive, 68 milioni di dollari in soli cinque anni, quindi si chiude. Per i 270 dipendenti dello stabilimento Italia Wanbao Acc di Borgo Valbelluna (Belluno), acquistato dal gruppo cinese (interamente controllato dallo Stato) nel 2014 con la promessa di un futuro all'insegna dello sviluppo e dell’innovazione, è stato uno shock. Ora, a distanza di un mese, si torna a Roma: si tiene infatti oggi (giovedì 24 ottobre) un nuovo incontro al Mise tra governo, azienda e sindacati, nel quale la proprietà comunicherà la propria decisione definitiva.

Nel mese appena trascorso sono state forti le pressioni politiche, diplomatiche e industriali per orientare il gruppo cinese a non dismettere la fabbrica di motori per frigoriferi (l’unica in Italia, tra l’altro), o quantomeno a prendere in considerazione una cessione del ramo d'azienda. Su questo versante si sarebbe distinta la Electrolux, che da sola assorbe il 70 per cento della produzione, che avrebbe appunto spinto per continuare l’attività dell’impianto. Pressioni che Wanbao ha però negato di aver ricevuto: la società cinese, in un comunicato di appena tre righe, ha infatti smentito interferenze dei clienti “per influenzare le decisioni del gruppo”.

Venerdì 18 ottobre i lavoratori hanno scioperato per quattro ore, dando poi vita a un presidio a Belluno e incontrando il prefetto Francesco Esposito, cui hanno espresso forte preoccupazione per il destino dei lavoratori e per il tessuto sociale della provincia. “Il prefetto si è dimostrato informato su questi temi, affermando che stiamo vivendo forse il periodo peggiore per le crisi industriali”, ha commentato il segretario generale della Fiom Cgil bellunese Stefano Bona: “Abbiamo concordato sul fatto che c’è poca serietà da parte dei grandi investitori esteri, gli accordi ormai non si rispettano più, le parti si sottraggono agli impegni presi”.

La Italia Wanbao Acc è stata fondata nel 1968: all'epoca si chiamava Mel, apparteneva al gruppo Zanussi-Electrolux, e con i suoi 1.800 dipendenti era il grande stabilimento industriale della provincia bellunese, oltre che un sito di primaria importanza per la produzione di compressori per la refrigerazione per uso domestico. Passata poi alla Acc Compressor (mantenendo come principale committente Electrolux), l’azienda oscilla tra scelte sbagliate e licenziamenti, arrivando quindi al fallimento e nel giugno 2013 all'amministrazione straordinaria.

Nel luglio 2014 viene acquisita dal gruppo cinese Wanbao, a seguito di una gara internazionale cui partecipano undici gruppi interessati, sulla base di precisi impegni per il suo rilancio. Nel 2016 Wanbao presenta al ministero dello Sviluppo economico un piano industriale che l’allora commissario straordinario definì “convincente sia sotto il profilo industriale sia sotto quello sociale”, un business plan con l’obiettivo “di trasformare lo stabilimento di Belluno, entro il 2020, nel più importante insediamento produttivo in Europa di un grande gruppo indipendente nel settore della refrigerazione domestica”.

Le cose, in realtà, sono andate diversamente. I dipendenti, anzitutto, sono passati da 438 ai 270 attuali (appena un anno fa l’ultima riduzione di personale con 90 licenziamenti e 40 esodi incentivati). Il piano industriale, incentrato sull'investimento di 50,7 milioni di euro che avrebbe permesso il rafforzamento del settore “ricerca & sviluppo” e l’introduzione sia di nuovi compressori sia di una nuova linea produttiva (progettata proprio per aumentare la redditività del prodotto), è stato in larga parte disatteso. Eccoci allora arrivare a oggi, con 270 lavoratori e un intero territorio ad attendere una decisione con il fiato sospeso.

(mt)