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Ex Ilva di Taranto: una giornata di sciopero e una manifestazione a Roma il prossimo 23 aprile, davanti alla sede del ministero dello Sviluppo economico. È quanto annunciano le segreterie provinciale di Fim, Fiom e Uilm che hanno organizzato una campagna di assemblee con i lavoratori che inizieranno domani. L'obiettivo e' "far sentire la voce dei lavoratori, stanchi di subire anni di mancate scelte da parte dei governi che si sono susseguiti senza mai programmare un futuro di rilancio dello stabilimento di Taranto, sia in termini ambientali che occupazionali" e per "avviare da subito un confronto con le parti sociali per costruire un futuro, attraverso anche i fondi del Recovery fund, e porre fine a questa estenuante vertenza ormai lunga oltre un decennio".
"Dal sequestro preventivo dell'area a caldo del 26 luglio del 2012 continuiamo ad assistere a continui rinvii e modifiche di piani industriali e ambientali che determinano una destabilizzazione nella conduzione e gestione della fabbrica. È del tutto evidente che la situazione diventa sempre più insostenibile", scrivono i sindacati in una nota congiunta.
Le organizzazioni dei lavoratori chiedono anche lo stop "ai licenziamenti discriminatori e il reintegro dei lavoratori illegittimamente licenziati, l'accelerazione per favorire ingresso di Invitalia necessario a garantire il processo di risanamento ambientale e la piena occupazione, l'individuazione di risorse economiche dedicate esclusivamente alla realizzazione di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, l'introduzione di misure a salvaguardia della salute dei lavoratori e dei cittadini, il corretto utilizzo della cassa integrazione, la salvaguardia della clausola occupazionale per i lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria, cosi' come previsto dall'accordo del 6 settembre 2018 e maggiore trasparenza della gestione commissariale di Ilva in AS su bonifiche e interventi mirati alla salvaguardia degli impianti".
Per le sigle sindacali e' "incomprensibile il silenzio del Governo e della gestione commissariale - attualmente proprietaria degli impianti - che non si adopera per verificare realmente le condizioni in cui versa lo stabilimento siderurgico di Taranto". Fim, Fiom e Uilm sottolineano che anche la situazione dell'appalto "è al limite del collasso con lavoratori che non percepiscono lo stipendio da mesi e che subiscono un continuo attacco in merito all'utilizzo del dumping contrattuale che contribuisce a comprimere salario e diritti".
I sindacati, infine, chiedono che venga portato "a termine lo smaltimento dell'amianto residuo in azienda in tempi celeri, non escludendo di riconoscere ai lavoratori ex Ilva e di appalto benefici previdenziali aggiuntivi per esposizioni da amianto"