“Dall’incontro di lunedì 9 giugno è emerso che il governo non dà le garanzie che chiediamo ormai da tempo”. A dirlo è il coordinatore nazionale siderurgia Fiom Cgil Loris Scarpa: “L’unico modo per risolvere strutturalmente il problema delle risorse è che lo Stato gestisca direttamente l’ex Ilva, in questa fase di ripartenza e di emergenza, mettendo in campo gli investimenti necessari in tutti gli stabilimenti per garantire la continuità produttiva, il piano di decarbonizzazione, l’occupazione e la tutela dell’ambiente”.

Il governo, prosegue il dirigente sindacale, ha annunciato che “farà ancora un nuovo decreto Ilva, stanziando le risorse fino a quando non verranno sciolti il nodo dell’iter autorizzativo dell’Aia e dell’accordo di programma. Per noi i tempi sono lunghi e comunque più lunghi di quelli annunciati dal governo: è per questo che non si può continuare con iniziative tampone. Serve una svolta e non sulla pelle dei lavoratori: diretti, di Ilva in amministrazione straordinaria e dell’indotto”.

Per Scarpa è del tutto evidente che “l’incontro di lunedì 9 dovrà essere ulteriormente aggiornato con un nuovo confronto che approfondisca i contenuti del piano di ripartenza alla luce della situazione attuale e quindi le conseguenti risorse finanziarie necessarie, prima di ogni altra discussione”.

Il punto che la Fiom ha posto al governo è che “siamo di fronte al fatto che lo stabilimento di Taranto va avanti solo con l’altoforno 4 e rischia di non essere in grado di rifornire tutti gli altri otto stabilimenti, tra cui Genova, Novi Ligure e Racconigi, e necessita di interventi urgenti, pertanto le persone non possono essere lasciate in cassa integrazione senza prospettiva”.

In merito alla trattativa con Baku Steel, il dirigente Fiom rileva che “non ci sono stati dati elementi nuovi o particolari, se non il fatto che è in corso. Per noi è chiaro che un’azienda come l’ex Ilva, nelle sue attuali condizioni, non può essere venduta. Per questo va assicurata la continuità dal punto di vista della produzione, dell’occupazione, della salute e sicurezza e della decarbonizzazione”.

Scarpa così conclude: “C’è una condizione di instabilità, rischiamo che si determini una bomba sociale e ambientale. Per tali ragioni si rende necessaria una soluzione dove ci sia un intervento dello Stato oltre l’amministrazione straordinaria”.