Tre giorni consecutivi di sciopero, poi la revoca del licenziamento. Si è conclusa positivamente la vicenda di Franco, 55 anni, il dipendente bolognese del call center Covisian che il 30 novembre scorso aveva perso il lavoro per aver bestemmiato a causa del malfunzionamento della sua apparecchiatura.

“Fin dal primo minuto abbiamo sostenuto che il provvedimento fosse sproporzionato rispetto al fatto contestato”, spiegano le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, salutando “positivamente la decisione assunta da Covisian”.

I sindacati, nell’augurare al lavoratore “un buon rientro al fianco delle colleghe e dei colleghi”, in considerazione delle “proficue relazioni sindacali che hanno contraddistinto negli anni il rapporto tra le parti, auspicano il ripristino sul sito produttivo di Bologna di un clima di distensione e serenità”.

La vicenda

Il lavoratore era stato sentito bestemmiare ad alta voce perché esasperato per il malfunzionamento dei sistemi informatici. In quel momento, peraltro, era in corso una visita di controllo di funzionari Hera, in quanto Covisian ha in appalto l'attività di call center, e la bestemmia non era passata inosservata. Tanto che i sindacati avevano chiesto a Hera di esprimersi sulla vicenda.

La utility aveva precisato che era in corso uno dei “regolari controlli di qualità, nell'ambito dei quali è accaduto l'episodio in questione, segnalato in adempimento del contratto in essere”. Ma Hera si è detta “del tutto "estranea alle iniziative conseguenti adottate dal fornitore nella sua totale autonomia gestionale e societaria”

Una delle contestazioni al dipendente era che la sua imprecazione, pronunciata in un ambiente dove erano al lavoro anche altri, avrebbe potuto essere stata ascoltata anche dagli utenti al telefono in quel momento. Sta di fatto che è scattato il licenziamento, in base a una norma del 1930.

Erano quindi state indette 16 ore di sciopero, che martedì 5 novembre erano state raddoppiate con la prospettiva di scioperare a oltranza e, la settimana prossima, trasferire la protesta e il presidio sotto l'azienda in centro a Bologna. Il caso, però, viene ora chiuso con il reintegro del lavoratore.